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BERGAMO - CESENATICO - BERGAMO Anno 2015

VISITA AL GRANDE PIRATA MARCO PANTANI

Venerdì 5 giugno
Domani riparto. Viaggio in bicicletta fino a Cesenatico e ritorno, con solo la voglia di prendere in faccia l’aria e il fuoco del sole, la terra della strada e l’acqua dal cielo se capita, all’avventura . Si era detto tante volte tra noi amici, come spesso fantastichiamo di progetti che poi non si concretizzano, invece finalmente domani partiamo: andiamo ad omaggiare l’amato Pirata Marco Pantani, che ci ha regalato emozioni uniche. Con gli amici Gianluigi Pellegrini, Silvano Bertazzoli, Virginio Maffioletti ed il mio compagno di stanza Fabio Bravi. Adrenalina, avventura, divertimento, libertà.

Sabato 6 giugno
FUOCO: i 227 chilometri da Bergamo a Ferrara.
Scendono le fiamme dal sole e sale il fuoco dall’asfalto. Quel sole che e’ il miracolo che tiene vivo il nostro pianeta speciale, oggi e’ stato dominante sulla nostra strada. Partiti da Bergamo alle 7, siamo arrivati a Ferrara alle 19, dopo 227 chilometri pedalati in 9 ore, con parecchie soste necessarie al rifornimento di acqua. Attraversata la bassa bresciana abbiamo visitato il delizioso centro di Asola nel mantovano. Altra visita al santuario delle Grazie di Curtatone, che si trova poco prima di Mantova a chiudere la piazza di un borgo considerato tra i piu belli di Italia e noto per una famosa battaglia della seconda guerra dell’indipendenza italiana. Altra sosta, dedicata alla mia amata suocera Gianna, nel piccolo comune di Poggio Rusco, dove è nata e vissuta prima di inurbarsi a Sesto. Arrivati nel centro di Ferrara, abbiamo cenato in un ristorantino dove speravo in altro fuoco, e…c’è stato! Il fuoco sulle speranze della Juve di centrare il triplete. Bellissima giornata infuocata!

Domenica 7 giugno
ACQUA: i 121 chilometri da Ferrara a Cesenatico.
L’acqua, l’oro bianco nel nostro pianeta sempre più sfruttato. L’acqua che cerchiamo inutilmente nelle borracce dopo chilometri di drittoni infiniti da Ferrara a Ravenna senza incontrare bar o fontane, in una domenica dove è tutto chiuso, evidentemente sono tutti al mare, e abbiamo l’aria che rema contro. L’acqua del sudore che ci cola in faccia, lungo la schiena, l’acqua del mare che si desidera come un miraggio. L’acqua delle lacrime che ci sono scese nel giugno del 1999 quando hanno ingiustamente fermato il Pirata a Madonna di Campiglio. Quelle lacrime che oggi abbiamo trattenuto commossi davanti alla tomba sua e di suo nonno Sotero nella visita al viale 16 del Cimitero, la prima cosa che abbiamo fatto arrivati a Cesenatico. La conclusione organizzata della prima parte della nostra piccola emozionante spedizione. Poi ancora l’acqua del bagno in mare in una giornata come quella cantata da Paolo Conte in “Azzurro”, l’acqua della doccia nella classica pensione romagnola in cui torneresti solo per la gentilezza con cui tutti ti trattano e il buon umore che ti ispira. L’acqua della provincia ferrarese attraversata oggi a sud fino a Ravenna fino alla meravigliosa Cattedrale di Sant’Apollinare in Classe da cui abbiamo dovuto imboccare un’inaspettato sterrato fino a Cervia in mezzo ai boschi e alle Saline. Poi basta. Almeno, basta con l’ acqua. Poi solo vino e birra, fino ad ora, nel baccano delle rock band che picchiano duro nella serata estiva che ci siamo goduti qui a Cesenatico. Buonanotte amici, see you Tomorrow

Lunedi 8 giugno
TERRA : i 218 chilometri che separano Cesenatico da Sabbioneta. .
In fondo, mi accorgo che sto tornando con i miei pensieri sempre lì. Al nostro pianeta, la Terra. Sarà che pedalando per 9 ore in una giornata sfolgorante di sole, ne hai di tempo, per pensare. Il tema della vivibilità e della sopravvivenza stessa della nostra Terra è di stretta attualità e siamo sempre tutti pronti a criticare e giudicare malamente, nel nostro piccolo, la nostra piccola terra, l’Italia. Provate a girarla in bici, l’Italia. E’ ancora bellissima, lontano dalle autostrade; in certi scorci, sulle strade di campagna come quelle attraversate oggi, deve essere come appariva ai viaggiatori romantici del ‘700, tipo Goethe. Ogni volta che ritorno da uno di questi viaggi cicloturistici, torno rinfrancato. Ce la possiamo ancora fare; esistono ancora i contadini che la terra la fanno vivere lavorandola assecondando le stagioni, incantevoli sconosciute pievi di campagna, i bar e le trattorie fortunatamente ignote a “Tripadvisor” in paesini ficcati “in culo al mondo”, come spesso stupidamente si dice, dove la gente saluta, si stupisce al passaggio di viaggiatori, ne chiede provenienza e destinazione ed augura, semplicemente buon viaggio; dopo avere preparato un panino o un pasto con gli ingredienti del posto e della stagione servito su tovagliette di carta o plastichetta a fiori, come nei miei incantati ricordi di bambino.
Dopo la colazione, abbiamo lasciato Cesenatico, salutando una famigliola brianzola conosciuta la sera prima, le cui bambine hanno voluto personalmente vederci partire e salutare, scambiandoci per chissà chi. Per dei sognatori, forse, e allora hanno solo ragione. Mi sono allontanato nelle prime pedalate a malincuore dal mare e dalla terra del nostro Pirata; senza di lui, senza ciò che l’autentica epopea di Pantani è stata e sarà ancora a lungo nell’immaginario collettivo, questo viaggio non sarebbe nemmeno stato concepito.
Abbiamo così cominciato a risalire la Romagna e poi l’Emilia. Sfiorata Bologna, sosta nel delizioso centro storico di San Giovanni In Persiceto. Visita poi a Carpi nel modenese, caratterizzata da una piazza grandiosa, tra le principali in Italia. Io e il mio compagno di stanza Fabio abbiamo deciso che quest’anno sarà la squadra per cui tiferemo, visto che ha appena guadagnato la serie A.
Abbiamo poi attraversato altra terra dell’eccellenza italiana, come quella della fabbrica di un mito tecnico italiano, la Lamborghini, a S.Agata Bolognese. Di lì, abbiamo percorso le terre di Sorbara, patria del Lambrusco. L’ultima sosta l’abbiamo dedicata a Brescello, dove Peppone e Don Camillo, gli indimenticabili figli dell’estro del parmense Guareschi, rappresentati nella piazza da statue metalliche a grandezza reale, attendono frotte di turisti. E ci hanno concesso una foto di gruppo… Ormai a sera siamo arrivati nell’onirica Sabbioneta, terra di Gonzaga, seconda in splendore solo a Mantova. Alloggio in un hotel di fronte alla galleria ducale, alti soffitti e affreschi sui muri, antiquariato e modernariato perfettamente sparsi negli ambienti, musica classica in diffusione. Non un’anima in giro, è lunedì sera e Sabbioneta non è nel circuito che conta, mi racconta sconsolato il titolare.
Poi la cena nella classica trattoria frequentata da camionisti, appena fuori le mura. Mangiato benissimo, come si diceva, in un posto ancora scampato alla fangosa incontrollabile marea di internet.

Martedì 9 giugno
ARIA, I 158 chilometri da Sabbioneta di ritorno a casa.
L’aria è l’ambiente naturale per chi va in bicicletta, come è l’acqua per che nuota. E come accade con l’acqua, non c’è modo di fermare l’aria. Certe mattine andando in bicicletta sembra partire per un viaggio alla ricerca del punto preciso da cui il vento inizia a soffiare in giro per il mondo e stamattina era un giorno di quelli. Se si vuole raggiungere prima o poi una meta, l’unica cosa sensata da fare in questi casi è organizzarsi a turni in modo che l’aria in faccia la prenda il primo della fila. Gli altri si attaccano al primo a qualche centimetro dalla sua ruota, mani sul manubrio a controllare i freni, attenti al minimo sbandamento causato da un intensificarsi delle folate. Si fatica peggio che in salita, è così che funziona. In salita ognuno può seguire il proprio passo, contro l’aria si va con quello deciso dal vento.
Dopo un breve giro turistico della cittadina mantovana, siamo ripartiti da Sabbioneta verso Cremona su strade secondarie a solcare campagne coltivate ad ortaggi, coi cigli punteggiati di fiori campestri, nello sterminio della pianura padana. Cremona è un altro di quei singolari salotti dell’architettura italiana, straordinari luoghi di immensa arte e cultura solitamente sconosciuti al grande pubblico turistico attratto solo dai grandi nomi di Venezia o Firenze. Come lo sono Orzinuovi e Chiari, cui siamo arrivati qualche ora e tanta aria dopo. L’Italia ne è piena, l’Italia è molto bella, e girandola a 25 orari si scoprono e si ammirano luoghi incantevoli.
Poi c’è l’aria che tira tra compagni di un viaggio come questo: è sempre aria di vacanza, aria di festa spensierata. Anche la sana allegria di averla sfangata una volta ancora, in mezzo al tremendo traffico stradale, le buche sull’asfalto, le rotonde in cui bisogna avere il coraggio di buttarsi nella mischia. Si è aggiunta stavolta l’aria struggente di giugno, con il grido delle rondini nelle piazze la sera ed i tramonti infiniti.
Infine c’è stata l’aria di casa, dopo più di 700 chilometri sulla strada. L’aria di casa per chi viaggia in bici è come quella del porto per i marinai.
I marinai di questo fantastico viaggio sono stati il mio compagno di branda Fabio Bravi, i mitici “Leone” Gianluigi Pellegrini , “Achille” Silvano Bertazzoli ed un impareggiabile Virginio Maffioletti “Zigo Zago”

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