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BERGAMO - BACOLI (NA) Anno 2014

Partenza per la Randonnèe Villaggio Sposi (Bg) Bacoli (Na)

BERGAMO- ROMA- CASERTABACOLI (Napoli) i 1037 chilometri del nostro viaggio cicloturistico.
BUCHE
BUCHEEEEEE, OCCCHIOOOOO, DOSSO, BUCHEEEE, ‘CHEEEEE, VETRIIIIII ….quando si procede in fila indiana in bicicletta attorno ai trenta orari, il prima della fila ha il dovere di segnalare gli ostacoli che si incontrano sulla strada per i compagni incollati dietro, e chi segue li ripete fino a chi chiude il gruppo. Le strade dei paesi della nostra ltalia sembrano uscite dalla guerra, e non si ha questa percezione se si viaggia prevalentemente lungo le autostrade o le statali. Viaggiando sulle ruotine sottili di una bici da corsa prendere una buca può significare cadere e farsi male. I vetri bucano le gomme, gli ostacoli imprevisti sulla strada sono pericolosi perciò vengono segnalati agli altri in fila o con segni convenzionali delle mani o gridando da parte di chi è davanti a chi è dietro. Gigi il Leone, l’organizzatore del nostro giro, è quasi sempre davanti, non solo perché è una locomotiva umana, ma anche perché è dotato di moderno navigatore installato sulla sua bicicletta. Quindi cominciamo con le doverose presentazioni.
AMICI (harahara)
Gli amici di questo nostro giro d’Italia sono stati appunto Gianluigi “Leone” Pellegrini, un uomo che stanno studiando alla Nasa per vedere se si riesca a farne uno simile. Sempre allegro, non si lamenta mai di niente, instancabile, testardo, onesto, sguardo chiaro e franco. Di poche parole, ma non taciturno. Sulla bicicletta va come fosse in moto, lui pedala costante e chi se ne frega del clima, del vento, delle salite. Fanno parte del gioco che ci siamo scelti. Dietro a lui il suo compagno della fantastica avventura del 2011, Bergamo Capo Nord e ritorno, oltre 8 mila chilometri in 75 giorni, c’è Silvano “Achille” Bertazzoli. Per chi conosce l’epica, l’uomo più simile ad un eroe omerico che io abbia mai conosciuto. Forte, spavaldo, irascibile, fiero. E qui vorrei celebrare le loro mogli, rispettivamente Giulia e Tecla, le nostre hostess senza le quali un giro come questo, 1000 km in una settimana di ferie e ritorno in pulmino, sarebbe stato impossibile. Preparano caffè e biscotti per la pausa di mezza mattina, panini e frutta per pranzo, qualcosa per la sosta in mezzo al pomeriggio. Viene fame e sete a stare 8 ore in bici e loro ce la fanno togliere; gratuitamente e per semplice passione per i loro mariti ed i loro amici. Persone fantastiche. Si è aggiunta questa volta Mary, che oltre a fare da hostess è stata l’autista del nostro pulmino d’appoggio. Lei è moglie di Roberto Bertazzoli, simpatico cugino di Silvano, mio coscritto e mio compagno di bagni a mare, nelle occasioni che abbiamo avuto a Sperlonga e a Capo Miseno di Napoli. Il mio compagno di camera in questo viaggio è poi stato Fabio “Brevi” Bravi, mio socio di belle avventure da tanti anni, ciclisticamente Il mio capitano, elegante, curioso, taciturno, generoso. Fino a Roma ci hanno accompagnati anche altri amici, che sono poi tornati dal lì a casa con un pullman: Fausto l’”Airone”, abituale compagno di scorribande ciclistiche e collega mio e di Fabio in camera per le prima notti. (Io e Fabio nel letto matrimoniale… lui, furbetto, nel letto singolo. Il nostro “bambino”, tanto che quando lo abbiamo lasciato a Roma eravamo “tristi” e preoccupati di abbandonare così il nostro figlioletto…). Insieme a lui sono tornati poi gli altri compagni della prima parte dell’avventura, l’altro Fabio “Scatto fisso”, il simpaticissimo Marco, Luca e Massimiliano con la sua impareggiabile compagna Marzia che, eroica femminuccia, ha condiviso con noi la strada, pause “idrauliche” comprese.
GRASSIE SIOR
La prima tappa ha preso il via sabato 31 maggio dal Villaggio degli Sposi a Bergamo, e attraverso Cremona, Busseto e Fidenza si è conclusa sui 1050 metri del passo della Cisa dopo 194 chilometri. Fino a Fidenza abbiamo pedalato sotto una pioggerella intermittente e un imprevisto freddo fastidioso. Arrivati a Fidenza il cielo si è aperto e non si è mai più richiuso nel corso dei successivi giorni: siamo stati fortunati perché abbiamo poi incontrato sempre giorni caldi e ventilati . A Fidenza abbiamo chiesto indicazioni ad un anziano alpino che con la pettorina gialla regolava il traffico in città su quale fosse il versante migliore per salire e lui ci ha indicato la via per Berceto benedicendoci con un sereno: “Tranquilli, solo gli ultimi 30 km di salita sono duri”. Non si sbagliava. Però abbiamo percorso 40 chilometri di collina meravigliosa, in assenza di traffico. Arrivati alla pensione posta sul passo ci siamo fatti una bella doccia fredda ( non sono abituati alla presenza di molti ospiti, quindi l’acqua calda mancava), cena con camino che abbiamo preteso venisse acceso, ed una giovane di Verona che aveva appena preso servizio ai tavoli lì, e che continuava ad apostrofarci come Raul Cremona nel suo celebre sketch da mago di Milano “Scusi sior, grassie Sior…”.
VERSILIA
La mattina successiva ci siamo vestiti con tutto il poco che siamo riusciti a portarci nel borsone, ma già i 22 chilometri di discesa verso Pontremoli ed Aulla ci hanno fatto capire che la giornata sarebbe stata calda e che il fresco sarebbe stato un ricordo. Attraversata la Versilia nel ricco traffico di Forte dei Marmi e Viareggio. Foto ricordo nella straordinaria piazza dei Miracoli di Pisa . Arrivati lungo il mare a Livorno, a nostra insaputa il navigatore ci ha fatto fare una variante dalla strada litoranea, che ci ha diretti verso una collina (Capo Montenero) con pendenze impossibili ma bei panorami sul mare e l’isola di Capraia fino a Castiglioncello e Cecina. Alla fine dei 178 chilometri della giornata ci siano rifocillati a Cecina, in un piacevole alberghetto.
MAREMMA
Da Cecina a Capalbio abbiamo percorso la Maremma, dopo l’attraversamento della Bolgheri carducciana, su strade sempre immerse nel fresco dei pini marittimi. E’ stata la tappa più dura per i suoi 184 chilometri nervosi al terzo giorno, con la strada che dopo Piombino e Grosseto è salita per borghi medioevali tra cui Scansano ( celebre per il vino Morellino) per poi discendere a Capalbio, la nostra meta. Tappa dura, ma bellissima, soprattutto l’attraversamento di Castiglion della Pescaia, affacciata sul tirreno tra il mare ed il fiume. Dopo la cena in un agriturismo veramente grazioso, cucina alla maremmana nel gracidare della rane dello stagno adiacente, siamo saliti a visitare il borgo medievale di Capalbio.
BOMBA O NON BOMBA
Partiti da Capalbio abbiamo facilmente raggiunto Civitavecchia, sopravvivendo con perizia al suo traffico caotico, l’antipasto di quanto ci aspettava nella capitale. Dopo un panino a Fiumicino, siamo entrati in città. Roma è pur sempre la città fondata da due fratelli su sette colli, e noi ne abbiamo dovuto scalare alcuni per arrivarne al cuore: Terme di Caracalla, Colosseo, piazza Venezia, Circo Massimo, castel S. Angelo e piazza San Pietro con il Vaticano dove stavano sistemando le migliaia di sedie che sarebbero servite il giorno dopo per l’udienza papale. Davanti all’Altare della Patria alcuni turisti ci hanno chiesto di fotografarci, forse per le nostre maglie multicolori a l’espressione di vera soddisfazione che avevamo. I 162 chilometri della frazione si sono chiusi al quartiere Trionfale, nell’albergo dove dopo cena abbiamo celebrato tra di noi la nostra piccola presa di Roma, con seratina di addio tra di noi per salutare i 6 amici che il giorno dopo hanno lasciato la compagnia per tornare a casa.
CANALE MUSSOLINI
Rimasti in 5, abbiamo dovuto riattraversare Roma verso il litorale, che abbiamo raggiunto non senza difficoltà lungo l’Appia antica a Tor Vajanica. Qualche automobilista si è infastidito del nostro istinto di sopravvivenza nella jungla metropolitana, per dettagli sentite il mio amico Fabio. Siamo arrivati a Sperlonga al termine di 147 chilometri pedalati nell ‘Agro pontino, da Latina a Sabaudia, sulle strade dei centri veneti di Borgo Piave e borgo Grappa che conoscono bene i lettori del premio Strega “Canale Mussolini”. L’albergo che ci ha accolto, un edificio anni 20 affacciato direttamente sul mare, è stato il luogo della nostra scarsa cena. La proprietaria dell’albergo, anche essa una mummia degli anni 20, ci ha convinto, se mai ce ne fosse stato bisogno, a proseguire la serata nell’incantevole centro storico di Sperlonga.
CAMPANIA FELIX
Io e Roberto ci siamo alzati alle sei per fare un bagno nel mare proprio davanti all’albergo. Dopo la colazione siamo partiti per la tappa finale della nostro giro, la Reggia di Caserta. Dopo i saliscendi della costa laziale fino a Formia, la patria niente meno che di Cicerone, siamo entrati in Campania attraversando il fiume Garigliano. Questa parte di terra è la Campania Felix dell’epoca imperiale romana, terra fertilissima e felice, appunto, per il clima, il mare, la poca densità abitativa. Oggi la bellissima costa domiziana è un po’ trasandata, come tante terre in Italia, con cumuli di spazzatura soprattutto sulle strade fuori dai centri abitati come Castel Volturno dove abbiamo mangiato il nostro panino, imbottito ovviamente di mozzarella di bufala comprata localmente dalle nostre fantastiche hostess . Ma chi viaggia tra Monza e Sesto San Giovanni vede di peggio, porto chi non ci crede in un tour istruttivo dalle nostre parti. Comunque abbiamo risalito dal mare la provincia sino a Caserta, dove siamo arrivati attorno alle ore 16. Grande soddisfazione tra di noi, foto di rito, birretta comunitaria ed infine una ottima cena in un ristorantino vicino all’albergo. Il profondo sud sa stupire per professionalità e correttezza.
LA REGGIA
Abbiamo passato il giorno successivo a visitare la Reggia, un capolavoro del ‘700 che meriterebbe un’affluenza di turisti simile a quella del Colosseo di Roma. Una Versailles davanti all’aria e al sole del sud profondo. Siamo entrati alle 9 e ne siamo usciti alle 16. Dopo la visita al piano nobile della reggia, abbiamo camminato nei giardini sino alla cascata che da origine ai bellissimi giochi d’acqua inventati dal Vanvitelli, l’architetto di tutta la Reggia. In serata visita alla città medievale di Caserta vecchia, che come Bergamo Alta, guarda la città dall’alto, con sullo sfondo il Vesuvio, il golfo di Napoli, la pianura oggi tristemente nota come “terra dei fuochi”.
LA TERRA DEI FUOCHI
Sabato 7 giugno siamo ripartiti da Caserta per Bacoli, il paese sulla punta nord del golfo di Napoli che sta esattamente di fronte a Ischia e Procida, con Capri a chiudere l’orizzonte a sud, sotto il Vesuvio. Nei 57 chilometri di percorso, abbiamo attraversato il centro storico di S. Antimo, S. Arpino, Giugliano, Qualiano, paesi con altissima densità camorrista e disseminati su quella che oggi viene chiamata con disprezzo “Terra dei fuochi”, per via dei pochi criminali che bruciano ogni tipo di rifiuto (anche di provenienza del nostro nord) sulla mediana di una superstrada che unisce Caserta a Napoli. Tutto intorno c’è la rigogliosa pianura napoletana a nord del Vesuvio, dove coraggiosi contadini difendono la loro terra e la loro produzione dai disastri del malaffare. Siamo arrivati sino a qui, dove la pianura finisce sul Golfo a Bacoli, perché il nostro impareggiabile Leone, interpellato mesi fa da un suo conoscente originario di qui e residente a Bergamo, ha accettato di passare da qui per sostenere una campagna civile a favore di una associazione che ha riaperto una pista ciclabile realizzata anni fa attorno al lago Fusaro, uno degli specchi d’acqua attorno a Capo Miseno, zona ricchissima di riferimenti storici dell’epoca greco romana, molto apprezzati dagli intellettuali dell’epoca sette e ottocentesca come Goethe. E’ la zona di accesso agli Inferi dell’Eneide di Virgilio. Abbiamo posato per questa associazione arrivando in bici da Caserta sulla ciclabile del lago Fusaro. Finita la parte “istituzionale”, frutti di mare in un ristorantino sul golfo e bagni a mare. In serata i promotori del gruppo ci hanno scorazzato per Cuma e Monte di Procida, regalandoci spiegazioni della zona e soste in punti panoramici che solo i i locali conoscono. Per aggiunta ci hanno offerto una cena deliziosa in un ristorante in cima ad una collina sul Golfo.
EPILOGO
Ieri siamo tornati a Bergamo attorno alle 17, con Roberto autista del pulmino noleggiato per questa gita. E’ stato tutto molto bello, abbiamo visitato luoghi e scorci fantastici, in un modo che solo andando piano in giro si può apprezzare. Bellissimo, emozionante, unico, vivrò un anno nell’attesa di un altro giro come questo.

Arrivo sulla pista ciclabile del Fusaro Bacoli (Na)

Arrivo a Roma

Arrivo a Roma

Arrivo a Roma

Pista ciclabile del Fusaro Bacoli (Na)

Ponticello sulla pista ciclabile del Fusaro Bacoli (Na)

Vista panoramica di Bacoli (Na)