Go to content Go to navigation Go to search

BERGAMO - OROPA - BERGAMO 2015

Giovedì 08 Ottobre: 165 Km di “Terre selvagge”.
Salire al Santuario di Oropa era un’idea che frullava in testa a me e all’Airone da quando tre anni fa andammo a visitare Fausto Coppi a Castellania, il suo paese natale. Andata e ritorno sulle colline dell’Oltrepo Pavese, passo del Penice e Piacenza, zaino in spalla, 350 chilometri in due fantastici giorni. Credo che proprio in quell’occasione ho cominciato a chiamare Fausto con il soprannome dell’immenso Coppi: esile e magro, agile in salita e molto simile al mitico Coppi quando si alza sui pedali, del suo omonimo ha di diverso solo lo sguardo allegro e sorridente. Pensammo ad Oropa perché è un luogo assoluto, il più alto santuario d’Europa; per chi segue il ciclismo poi assume una caratteristica unica. Su quella tormentata salita un immenso Marco Pantani stravinse la corsa nel Giro d’Italia ’99 facendo strage dei suoi avversari dopo aver avuto un problema meccanico che gli fece perdere parecchio tempo. Noi dovevamo andarci; eccoci!
Abbiamo tenuto in caldo l’idea finché nella mia vita è apparso il Leone. Lui rende possibili i sogni e con il suo Garmin ci accompagna in giro per l’Europa per strade sconosciute in mezzo a borghi incantevoli. Tre telefonate e lui ha organizzato il tutto. Siamo partiti alle 7, sotto un cielo plumbeo che si aperto solo verso mezzogiorno. La squadra è stata composta oltre che dai citati Airone e Leone, da Silvano, l’omerico Achille, Virginio H24 ed un nuovo amico che si è presentato come “Lupo” senza che nessuno gli chiedesse altro.
Su e giù per la Brianza e sosta nella mia Seregno, con foto ricordo davanti alla basilica e alla statua di Woityla. Un tuffo al cuore quando siamo transitati davanti alla “mia panchina”. Un caffè con la nostra tifosa Valeria a Meda. Poi Saronno, Legnano, la provincia di Varese fino ad Oleggio dove siamo entrati in Piemonte passato il Ticino. Ho provato a spiegare ai miei compagni di ventura che in Italia non scorre solo il Po, ma non c’è stato niente da fare…Abbiamo attraversato di lì in poi i “Campi raudii”, acquitrini e risaie tra le colline novaresi: i luoghi dove è ambientato uno degli ultimi romanzi storici di Sebastiano Vassalli “Terre Selvagge” appunto. Il Leone sembra che faccia apposta a portarmi nei luoghi dei romanzi appena letti ed a me più cari.
Breve sosta al castello di Rovasenda, dove è cominciato il tormento della salita che va “Dal riso al Rosa”. A Cossato la strada comincia a salire, per impennarsi a Biella. Si entra in paese e cominciano 12 chilometri di passione. Pantani se li mangiò in una ventina di minuti. Io ho dovuto aggrappare l’anima e tutto il cuore al manubrio per un tempo che non so quantificare. Foglie multicolori intorno, la valle pitturata d’autunno, nuvoloni neri all’orizzonte che per fortuna hanno cominciato a scaricare solo dopo il nostro arrivo. Se no, indossando cosa ci saremmo presentati a cena?
In cima, ci siamo trovati da soli dentro un immenso maniero settecentesco. Abbiamo seguito la breve cerimonia che richiude la statua della Madonna nera nel suo tabernacolo ligneo. Per me, un’emozionante cerchio che si è chiuso da quando con il Leone ed il pelide Achille arrivammo due anni fa all’icona nera di Chestochowa.
A cena abbiamo festeggiato alla grande. Noi sei felici come bambini, il compleanno del Leone e di H24 a fare da ulteriore detonatore di una compagnia già carica di allegria. Una coppia di stranieri, gli unici ospiti infreddoliti insieme a noi, hanno applaudito la nostra performance di canti orfici e Ohm: l’Airone a soffiare il liuto dentro un’ottima bottiglia di Dolcetto di Dogliani, io ed il Leone a modulare note sfregando le dita bagnate sui bicchieri, in mezzo al ritmo imposto dagli altri con i cucchiaini sul resto del vasellame presente a tavola.

Venerdì 09 Ottobre: 170 Km del ritorno.
E’ vero godimento ascoltare la pioggia scrosciare fuori dai vetri quando si sta dentro un letto caldo in uno chalet di montagna. E’ un po’ meno piacevole prenderla addosso indossando una mantellina gialla sopra calzoncini al ginocchio, fare colazione e buttarsi giù da una lunga discesa tappezzata di mucchi di foglie viscide. La tempesta si è placata solo quando siamo lentamente planati a Biella e abbiamo ripreso la via del ritorno. Il Leone ha impostato il navigatore su una traiettoria più a nord, quindi abbiamo pedalato tra le colline dei vini celebri del novarese: Gattinara, Ghemme, Lessona. Ancora Piemonte tra Romagnano Sesia e Borgomanero, fino al riattraversamento del Ticino a Sesto Calende. Dopo Varese si sono presentate davanti a noi le piacevolezze del comasco, strade sdraiate su colline dove i Porsche Cayenne forse non circolano perché per quelle pendenze ci vogliono i gatti delle nevi! Fino a Cantù, che non ricordavo fosse un paese posto in cima ad un erto colle, come scriveva il poeta… Siamo arrivati a destinazione alle sei, tutti bagnati da un feroce acquazzone che ci ha voluto dedicare il suo saluto finale. Lo salutiamo noi, e lo aspettiamo ad una delle nostre prossime meravigliose avventure.

Scrivi un commento




Aiuto Textile