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BERGAMO - CAPO NORD - BERGAMO Anno 2011

INTERVISTA

Buona Lettura

Sabato 30 aprile. Mattina ore 7,00 appuntamento al Villaggio Sposi, in via Promessi Sposi. Nella piazza del mercato si ritrovano un nutrito gruppo di simpatizzanti. E’ emozionante vedere quanta attenzione si è data all’impresa con la presenza di giornalisti e fotografi che scattano in continuazione fotografie e riprendono i tre atleti e la gente che li circonda. Gianluigi ha il viso serio e concentrato, saluta la moglie, i nipoti, i figli, non si scompone, sembra freddo, ma è solo apparenza, non concede sorrisi, rimane quasi impassibile di fronte alla gente. Silvano è arrivato da Dalmine visibilmente emozionato, sorride, parla, saluta, non riesce a stare fermo, ogni tanto gli si inumidiscono gli occhi e qualche lacrima si perde tra le ciglia per essere prontamente asciugata, non nasconde i suoi sentimenti, consapevole che è un giorno che non si ripeterà e che ricorderà per sempre. Dino ha preparato con cura ogni cosa, sembra tranquillo ma l’emozione gli blocca la parola, resta apparentemente impassibile, si guarda intorno quasi con incredulità, non pensava di aver mosso una macchina così imponente, ormai non c’è più tempo per i ripensamenti. Nessuno di loro stanotte ha dormito! Il freddo, in questa mattina di primavera, è ancora piuttosto pungente e sembra che voglia piovere da un momento con l’altro, il cielo plumbeo non lascia speranza di schiarita, che debbano già testare le divise per l’acqua? Un bel gruppo di ciclisti li accompagnerà nella prima tappa fino a Biasca il comune Svizzero del Canton Ticino. La Ciocc ha messo il suo gazebo e i proprietari della ditta di biciclette parlano con gli atleti in partenza. I ciclisti del Villaggio arrivano numerosi con la divisa dell’Usvs, mentre i tre portano la divisa disegnata appositamente per questo viaggio, nera e bianca con il globo di capo nord. Don Patrizio impartisce la benedizione ai ciclisti e via si parte per questo lungo viaggio. Passano tutti sotto il grande striscione giallo con la scritta “Alla conquista di Capo Nord” e il logo dell’Unione Sportiva Villaggio Sposi. Per primi passano i nostri temerari e poi, come ad una sfilata, tutti gli amici che li accompagneranno per un pezzo di strada da condividere. Sono circa 30 gli amici che partono insieme ai tre temerari anche se il tempo sembra incerto, il cognato di Dino, Adriano, li segue con la moto per un bel tratto. Il percorso è faticoso, il carrello carico è pesante e manovrarlo sulle strade non è semplice, il traffico è intenso, le macchine sfrecciano vicine, ma come si passa in Svizzera gli automobilisti hanno più attenzione e più rispetto per i ciclisti e pedalare diventa un piacere, diventa meno stressante. Qualche goccia d’acqua all’inizio preoccupa il gruppo, ma poi smette subito, oggi niente equipaggiamento da acqua. A mano a mano che i chilometri entrano nelle gambe, si ricaricano di energia ed entusiasmo. Gli amici a metà giornata tornano indietro, ne rimangono solo sei a far compagnia fino alla fine della tappa e fino all’albergo. Dormono e ritornano a casa il giorno dopo. Si arriva a Biasca stanchi ma felici e si festeggia insieme dopo 140 chilometri portati bene. Hanno slegato la bandierina della svizzera che sventola insieme alla bandierina italiana.

Domenica 1 maggio. Al mattino presto salutano gli amici e i nostri tre temerari partono per la seconda tappa del viaggio. Silvano stamane col pensiero raggiunge Tecla, sua moglie che oggi compie gli anni. Questa tappa mette a dura prova Dino, Silvano e Gianluigi. Subito salita dura sui valichi alpini, 30 chilometri trascinandosi dietro il carrello carico. In montagna si sente il cambiamento di temperatura, fa freddo, ma la salita fa sudare le cosiddette sette camicie.Si deve passare il Lucomagno, il valico alpino tra i cantoni Ticino e Grigioni, in Svizzera. La pendenza non è eccessiva è sull’ otto per cento, ma è una strada che sembra non finire mai, si arriva a toccare i 2000 metri in un paesaggio che lascia a bocca aperta tanto è maestoso. Nemmeno una fontanella per dissetarsi e Dino arriva con la gola riarsa nonostante l’aria frizzante. Arrivare fin qui è una forte emozione per tutti e tre, ma la fatica si fa sentire e decidono di accorciare la tappa e fermarsi un po’ prima del previsto. E’ sera quando arrivano a Disentis un tranquillo paesino di villeggiatura con le classiche baite svizzere, le stradine pulite e un’aria tersa, con un cielo che sembra appena affrescato da un artista. I chilometri percorsi sono 65, ma sembra di averne fatti molti di più.Vanno a nanna stanchi ma felici.Oggi l’Eco di Bergamo ha pubblicato un articolo dal titolo “In bici a Capo Nord, partenza da eroi” e riporta l’intervista dei tre ciclisti: “Abbiamo già sperimentato tutta l’attrezzatura per un anno intero. Ora non ci spaventiamo. Pedaliamo e basta. L’obiettivo è Capo Nord e ce la faremo”.

Lunedì 2 maggio. Si riparte, l’albergatore consiglia una ciclabile e loro la percorrono. Andare in bicicletta permette di gustare appieno la bellezza dei paesaggi, cosa che non si può fare se si va con la macchina. Il paesaggio si dipana scoprendo pascoli e fattorie, chiesette con il campanile a punta che si innalza verso il cielo, fiori e profumi di montagna, casette in legno che sembrano uscite da un libro di favole.La strada sale e scende ma non è particolarmente impegnativa, non come il passo di ieri. Dino non si sente molto bene, forse l’effetto dei 2000 metri, dello sbalzo di temperatura, fatto sta che inizia a soffrire di un fastidioso mal di gola e di un potente raffreddore. Dopo 117 chilometri arrivano a Buchs, un bellissimo paesino svizzero sul confine con l’Austria nel cantone San Gallo che si trova a 450 metri sul livello del mare ma che sembra un paesino di montagna. Le case sono curatissime, tutto l’insieme da l’idea di pulito e ordinato. I ciclisti si fermano in un albergo. Sono con il morale alle stelle e l’adrenalina circola veloce nelle vene dando una bella carica positiva.

Martedì 3 maggio. Con un tempo infelice, piove a catinelle, ma alle 8 partono coperti con la divisa anti acqua collaudata nelle uscite invernali. Oggi si mettono alla prova le borse a tenuta stagna e l’attrezzatura tecnica. Raggiungono il lago di Costanza e finalmente verso le 13 smette di piovere, si rifocillano con un panino poi via verso Isny im Allgau. Sono in Germania, altra bandierina da far sventolare. Prima di raggiungere la città fanno un bel po’ di salite, una in particolare raggiunge il 25 per cento di pendenza, non resta che scendere e spingere a mano bici e carrello. Arrivano in cima distrutti dalla fatica ma hanno la consolazione di un paesaggio da cartolina, le Alpi con le cime innevate e i prati dalle svariate sfumature del verde, il lago di Costanza è una perla e si fermano per fare qualche fotografia. Le piste ciclabili passano tra le fattorie e incontrano mandrie di mucche e greggi di pecore. Dopo il lago di Costanza affrontano difficoltosi sali scendi. Finalmente arrivano a Isny, verso le 19 e cercano un posto per dormire. Trovano un bel alberghetto ma è al completo, i proprietari sono gentilissimi e chiamano un altro albergo dove possono dormire, ma prima da Franco a mangiare una pizza tutta italiana. E’ sera, sono le 22, il tempo di scrivere il diario di bordo: percorsi 105 chilometri. In camera si ride e si scherza, stanno godendo di questa esperienza che li porta lontano, ad attraversare l’Europa per andare verso il nord.

Mercoledì 4 maggio. Partono alle 8, fa freddo e Dino decide di indossare la divisa invernale, ma c’è anche un bel sole quindi si spalmano una buona dose di crema solare per non ustionarsi. Si spalmano, ognuno per proprio conto, anche la crema per il fondoschiena perché cominciano a farsi sentire le ore di sella. Il paesaggio è sempre molto bello e la strada è tutto un saliscendi. Alcune salite toccano anche il 18 per cento di pendenza, l’umore è molto alto, ridono e scherzano mentre pedalano di lena. Arrivati in un piccolo paese decidono di fermarsi a mangiare, due panchine sembrano l’ideale per un panino e un po’ di riposo, dietro di loro c’è una grande vetrata sede di una banca. E’ l’ora della pausa pranzo non ci sono persone in giro e credono che anche la banca sia chiusa, Dino si cala i pantaloni e, a ridosso della vetrata, si spalma la crema sulle natiche, ma ahimè in quel momento le porte si aprono ed escono dei clienti. La banca è aperta e gli impiegati stanno tutti guardando le operazioni di Dino. Che spettacolo! Dopo questa performance ripartono e, seguendo il navigatore, arrivano verso le quattro e trenta a Siebnach dopo aver percorso 105 chilometri. Hanno percorso la maggior parte della strada sulle piste ciclabili che qui in Germania sono ottime, mantenute molto bene, non presentano buche e avvallamenti e permettono di evitare le strade più pericolose. Trovano alloggio in una guest house che gli lascia anche usare il loro pc che però è talmente lento che per caricare una foto ci vogliono ore. Si consolano vedendo i grandi letti a baldacchino della camera. Poi cena a base di cordon blue bruciati e patatine fritte da digerire a Pasqua dell’anno prossimo. Verso le dieci tutti a nanna per ricaricarsi di energie, sanno che da qui in poi dovrebbe esserci un percorso più pianeggiante.

Giovedì 5 maggio. Sveglia alle sette e partenza alle otto. Cercano di mantenere degli orari abbastanza rigidi anche se Dino preferirebbe dormire un po’ di più, soffre di un fastidioso mal di gola sicuramente dovuto alla combinazione di acqua e freddo dei giorni scorsi. Aveva già preso due giorni di anti infiammatori ma questa mattina Silvano gli passa le pastiglie di antibiotico che aveva in borsa. Anche oggi c’è freschino, decidono per i pantaloni corti ma la maglia è meglio indossare quella con le maniche lunghe. Il vento è a favore e volano sulle strade tanto che per le undici hanno coperto già sessanta chilometri, anche le salite non li spaventano, ma il percorso non è proprio pianeggiante come si aspettavano infatti è tutto un sali-scendi. Oggi sembra che il carrello non pesi, arrivano stanchi verso le diciassette e trenta, nella cittadina di Oettingen in Bayern dopo ben 140 chilometri. Si guardano attorno per vedere le case di questa piccola città con i tetti spioventi, dipinte di bianco con inserti di legno che creano stupendi decori. Domani saranno dai cugini di Gianluigi a Hemhofen e lì è prevista la sosta di un giorno a completo riposo.

Venerdì 6 maggio. Partono sempre alla mattina presto per percorrere i centosedici chilometri che li separano dalla cittadina dove abitano i cugini di Gianluigi, che peraltro non vede da quindici anni. Dino ha bisogno di una sosta perché sta prendendo l’antibiotico, ma oggi deve pedalare. L’arrivo a Hemhofen è una festa, i parenti li aspettavano e hanno preparato il posto per dormire nella loro casa. La serata si conclude con una lauta cena dove la birra si può dire che scorra a fiumi, come nella più bella tradizione tedesca, dopodiché si coricano di ottimo umore.

Sabato 7 maggio. Oggi è una settimana che mancano da casa, i giorni sono volati e con la stanchezza non hanno nemmeno avuto modo di soffrire di nostalgia. Sono consapevoli di essere tre uomini fortunati che stanno realizzando un sogno. E’ meraviglioso poter girare l’Europa, vedere paesi, confrontarsi con abitudini e ritmi diversi, anche mangiare in modo diverso, infatti stamane la colazione è a base di salsicce con delle salse piccanti. Il cibo è decisamente più calorico, più grasso rispetto alla dieta mediterranea, in Germania usano molto il burro, le salse, la carne. I sapori non sono quelli usuali, anche se cucinano la pasta o la pizza, apparentemente possono sembrare simili ma hanno un altro sapore. I cugini di Gianluigi sono veramente stupendi e molto ospitali, li portano a spasso per il paese. In piazza stanno preparando il palo della cuccagna per una festa e molti uomini sono radunati per issare, a mano, il palo della cuccagna alto ben 25 metri. Li portano a passeggiare intorno ad un piccolo lago, poi si siedono di nuovo a tavola per una succulenta cena in cui i tre amici vengono rimpinzati come tacchini e bevono boccali di birra come degli autentici tedeschi. Leggermente euforici e decisamente rifocillati vanno a letto, domani ripartiranno verso il Nord (se ce la fanno ad alzarsi!)

Domenica 8 maggio. Salutano i cugini di Gianluigi promettendosi di rivedersi presto, li ringraziano per la loro calda ospitalità e poi partono. Il percorso è ancora tutto a sali e scendi ma almeno il vento è a loro favore. L’orizzonte è costellato di numerose pale eoliche che girano al vento e producono energia pulita. Forse noi italiani dovremmo imparare! La tappa taglia le gambe e il carrello carico è un notevole peso, per fortuna che il tempo è veramente bello. La maggior parte del percorso è su incantevoli piste ciclabili incastonate nel verde dei prati e campi coltivati, percorse da altri ciclisti che si salutano calorosamente. Dopo 125 chilometri arrivano a Hammelburg e si fermano in una guest house. Alla sera sono soddisfatti, ma tanto soddisfatti, anzi più che soddisfatti e a parlare per loro sono le birre che trangugiano con piacere e che li rendono euforici.

Lunedì 9 maggio. La tappa di oggi si presenta subito impegnativa, molti chilometri sono in salita, ben 40, le gambe a metà giornata cominciano a risentire della fatica. Come se non bastasse Silvano buca la ruota del carrellino inaugurando l’odissea delle forature che li perseguiterà per tutta la durata del viaggio. Poi è la volta di Gianluigi che buca la ruota posteriore della bici e finalmente si arriva a Bad Hersfeld dopo 125 chilometri. Dormono e mangiano bene in un albergo e poi subito a nanna. Dino risente della cura antibiotica che gli ha fatto passare il mal di gola ma lo ha lasciato stanco e fiaccato. Spera di recuperare strada facendo.

Martedì 10 maggio. Si parte alla mattina già con il piede sbagliato perché non trovano la pista ciclabile e continuano a girare in tondo vicino alla superstrada. Percorrono anche una salita di 5 chilometri al 14 per cento di pendenza, il tutto fino alle 8,45 quando finalmente imboccano la strada giusta. Trovano salite impegnative anche fino al 14 per cento poi la strada si spiana. Oggi il tempo è bello, addirittura si toccano punte di 32 gradi al sole. Tanta sete e tanto sudore. Percorrono 100 chilometri ed arrivano a Gottingen, importante cittadina della Germania. Qui sorge il monumento commemorativo della “Notte dei cristalli”, la devastazione condotta dai nazisti nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 in Germania, Austria e Cecoslovacchia. In una notte distrussero 7500 negozi ebraici, incendiarono e devastarono quasi tutte le sinagoghe. Le vittime furono diverse centinaia ma nessuno degli assassini e dei vandali venne processato. Il monumento è l’opera di un artista italiano, Corrado Cagli, che lo ha realizzato componendo centinaia stelle di Davide.

Mercoledì 11 maggio. Vogliono partire presto ma devono aspettare fino alle 8,30 quando apre l’autorimessa dove sono custodite le bici. Partono, sbagliano strada, tornano indietro e poi via a testa bassa per recuperare il tempo perso sulle belle piste ciclabili. Verso mezzogiorno Dino rompe cinque raggi della ruota e anche Gianluigi ne rompe due, sono quindi obbligati a fermarsi per chiedere informazioni e riparare il danno. Due gentili signore con la macchina si fermano e si prestano ad accompagnarli dal meccanico che sistema velocemente le ruote. Hanno il vento a favore e quando ripartono macinano ancora dei bei chilometri. Arrivano stanchi in una piccola località della Germania del nord, dove però non trovano nessun posto dove poter dormire. Devono per forza raggiungere il paese successivo che dista dieci chilometri. Pedalano ma sono stanchi, finché raggiungono il paese di Vechelde . Sono le nove di sera, trovano una guest house e vanno subito a mangiare senza nemmeno avere la forza di fare la doccia. Hanno percorso 150 chilometri.

Giovedì 12 maggio. Questa mattina, vista la stanchezza accumulata il giorno precedente hanno deciso di dormire un po’ di più. Dino quando prende la bici si accorge che altri due raggi sono rotti, quindi tutti dal meccanico per una revisione generale anche delle altre bici. Silvano compra la borsa nuova da posizionare sul manubrio (quell’altra si era rotta). Pedalano di lena per 115 chilometri senza quasi mai fermarsi anche perché il tempo si sta guastando. Arrivano a Uelzen. Mentre cenano inizia a piovere a dirotto, guardano sconsolati l’acqua scendere a catinelle e pensano che ora sono al calduccio e all’asciutto, ma domani?

Venerdì 13 maggio. Stamane fa molto freddo, usano le maglie invernali e tengono i pantaloncini corti pensando di scaldarsi mentre pedalano, ma all’inizio è dura. Sono sulle piste ciclabili che in queste zone sono molto ben curate, ma il vento non da tregua. Pedalano in avanti e il vento impetuoso li ributta indietro. Alzano la testa e vedono la campagna cosparsa di grandi pale eoliche che girano producendo energia elettrica, tutto ha un suo perché! Oltre al vento gelido Silvano buca, fortunatamente il paesaggio è da favola e presto tornano di buonumore: piccoli torrenti si tuffano in allegri laghetti dalle acque azzurre in contrasto con il verde luminoso dell’erba, boschetti dove ti aspetteresti di trovare la casa di Biancaneve, strade decisamente deserte a cui loro non sono abituati. Si stanno avvicinando alla Danimarca. Sono arrivati a Trittau dopo 105 chilometri.

Sabato 14 maggio. Stamane il freddo è ancora intenso e il cielo è carico di nuvoloni grigi che, a causa del vento, passano veloci sopra le loro teste. Nel pomeriggio la pioggia li costringe a mettere le tute anti acqua. Il vento arriva a raffiche facendoli sbandare, la visuale è limitata a causa dell’acqua, decidono di procedere comunque anche se a fatica. Ultimi chilometri in Germania prima di arrivare in Danimarca. Finalmente dopo quasi cento chilometri il sole fa capolino tra le nuvole e i nostri ciclisti approfittano per spogliare la tuta anti acqua che, se è pur vero che ripara, è anche vero che non è molto comoda e fa sudare. Le belle casette che costeggiano le strade sono tutte senza recinzioni e i giardini confinano l’uno con l’altro senza nessun ostacolo trasformandoli in un unico grande parco. Arrivano a Bordesholm, un comune di circa 7500 abitanti, dopo aver pedalato per 105 chilometri. Secondo i calcoli e la cartina domani dovrebbero arrivare in Danimarca.

Domenica 15 maggio. Oggi è domenica ma si alzano e ripartono, vogliono continuare anche se la stanchezza comincia ad accumularsi e il tempo rimane minaccioso. Vento fortissimo che soffia al contrario delloro senso di marcia. Il GPS di Gianluigi risente dell’umidità e alle volte non funziona come dovrebbe. Pedalano con tutte le loro forze ma avanzano a passo d’uomo perché hanno la sensazione che qualcuno trattenga la bici da dietro. Sbandano continuamente per il vento che li butta a lato della strada facendo perdere l’equilibrio. Guardano l’orizzonte e lo trovano costellato da pale eoliche che girano veloci. Ad un certo punto l’acqua si fa tempesta, il freddo aumenta d’intensità, continuano con grande fatica. Sognano ad occhi aperti un letto caldo e asciutto. In queste condizioni riescono comunque a coprire ben 105 chilometri. Arrivano a Flesburg, sulla costa del Mar Baltico e sul confine con la Danimarca, più morti che vivi e fanno fatica a trovare un posto dove poter dormire, poi finalmente giungono ad un campeggio che sembra abbastanza caro ma non hanno la forza di cercare altro, quindi si fermano.

Lunedì 16 maggio. Piove ancora ma il vento è leggermente meno intenso di ieri. Entrano in Danimarca, si fermano e scattano velocemente la fotografia di rito mentre slegano le bandierine dalle aste. Ora sventola anche questa. Ripartono velocemente perché sono intirizziti dal freddo. Verso sera Dino fora e arrivano a Kolding che è già tardi. Stanchi, anzi stravolti, cercano un posto per dormire. Devono ripiegare in un campeggio formato da tante casettine di legno colorate sparse nel bosco. Gianluigi decide di cucinare la pasta che Silvano aveva precedentemente comprato e ne fanno una grande abbuffata, poi a letto subito. Macinati anche oggi 110 chilometri.

Martedì 17 maggio. Acqua, acqua, sempre acqua. Dopo pochi chilometri sono bagnati come pulcini e la biancheria che hanno nella borsa è ormai tutta umida. Questa mattina non sono riusciti a fare colazione e quindi Dino, mentre aspettano che apra un negozio di bici per aggiustare i raggi rotti (che poi non hanno aggiustato) trova un panificio dove acquista delle briosh per tutti. Alla cassa Dino estrae la carta di credito, ma il negoziante vuole solo corone danesi e ritira il sacchetto con le briosh che Dino tiene in mano. Per il momento niente colazione e Dino ritorna dai compagni a mani vuote. Pedalano con la sensazione di essere immersi in una piscina. Il vento li costringe a tenere il manubrio della bici saldamente in mano, il carrello li obbliga a mantenere la concentrazione al massimo per non sbandare e cadere. Sono presi da queste preoccupazioni e non guardano il paesaggio che li circonda, vedono solo che per ora la natura la fa da padrona. Verso le 12,30 si fermano per mangiare i panini acquistati alla partenza, solo il tempo strettamente necessario, poi ripartono ma Gianluigi fora la ruota anteriore. Dopo la riparazione ancora una quarantina di chilometri dove il tempo brutto regala qualche momento di tregua. Dopo 90 chilometri dalla partenza arrivano a Skanderborg e cercano un campeggio. Si sistemano in due bungalow: in uno Gianluigi e Silvano e nell’altro Dino che russa come un turco e non li fa riposare. Dopo la doccia si trovano nel bungalow di Gianluigi e Silvano per cucinare la pasta (un chilo di spaghetti) conditi con dell’ottima birra, due caffè, alcune battute dettate più dall’alcool che hanno in corpo che dalla mente e poi per la prima volta dormono nei sacchi a pelo. Durante la cena Dino si accorge che ha le mani semiparalizzate, non riesce ad afferrare la forchetta, probabilmente i nervi tesi sul manubrio durante tutta la giornata non riescono a sciogliersi e mangia con difficoltà. Fuori il brutto tempo imperversa, non osano pensare al domani!

Mercoledì 18 maggio. Guardano dalle finestre, oh meraviglia! Non sta piovendo, ma il cielo è di un grigio plumbeo. Partono e infatti poco dopo … giù acqua! (tanto per cambiare). La nota positiva è che oggi hanno il vento alle spalle, tutto a loro favore e aiutati da questo portento della natura, raggiungono punte di 30 chilometri orari. Si fermano a scattare qualche foto del mare e delle numerose pale eoliche sparse su tutto il territorio, poi ripartono. Verso le 16 Dino buca la ruota della bici e una trentina di chilometri dopo buca anche la ruota del carrello, decidono di cambiare anche il copertone prima di ripartire. Percorrono la ragguardevole distanza di 140 chilometri prima di arrivare al campeggio di Aalborg dove prendono il bungalow. Solito chilo di pasta, birra, caffè. Il menù sta diventando decisamente monotono. Aalborg è la terza città più abitata della Danimarca, qui si trova la via più famosa di tutti i paesi nordici: la “Gaden” famosa per la moltitudine di pab e ristoranti che servono birra e bevande alcoliche ai prezzi più bassi di Danimarca. Come non approfittare?

Giovedì 19 maggio. Oggi hanno pochi chilometri da percorrere in direzione del porto che li traghetterà dalla Danimarca alla Svezia, ma sono preoccupati per i problemi ai raggi delle ruote posteriori delle bici che devono supportare il peso del carrello e continuano a rompersi. Avrebbero bisogno di un meccanico che sistemi definitivamente il problema. Il meccanico è stato trovato ma non è disponibile ad una riparazione immediata quindi i tre ciclisti decidono di ripartire e raggiungere il porto poi in Svezia si vedrà. Riescono ad imbarcarsi dietro a due grosse moto. I passeggeri del traghetto li guardano un po’ perplessi, in effetti non hanno una bella faccia! Alle 14 il traghetto parte e arriva a Goteborg alle 17,30 dove trovano subito da dormire in un B&B al quinto piano di una palazzina. Non possono certamente lasciare le bici e i carrelli per strada, quindi uno alla volta portano i carrelli e le bici su al quinto piano (in ascensore!) Oggi solo (solo?) 86 chilometri. Goteborg meriterebbe una visita turistica approfondita perché è una città stupenda, è un vero peccato non potersi fermare più a lungo. Viene considerata la “città più accogliente della Svezia” con i suoi 500.000 abitanti e il primo porto marittimo della regione scandinava. Le alte scogliere, le casette dei pescatori, il Mare del Nord donano al paesaggio un fascino particolare e unico. Ai tre ciclisti sono rimasti impressi i numerosi saliscendi delle strade cittadine come la famosa città americana San Francisco.

Venerdì 20 maggio. A Goteborg stamane trovano un meccanico che in due ore sistema le bici e già che ci sono sostituiscono i freni alla bici di Silvano. Cambiano le camere d’aria bucate, ben 5 e ripartono di gran lena. Lungo il percorso le rare persone che incrociano li salutano con calore, addirittura un signore li ha inseguiti e ha voluto scattare alcune foto di loro tre sulle bici. Il paesaggio Svedese è molto bello ed è un piacere pedalare tra boschi e laghetti da favola. Dopo 115 chilometri decidono di fermarsi in un campeggio a Ulricehamn e Dino decide di fare la spesa. Preparano la pasta, stavolta sono maccheroni, che innaffiano con tanta birra e la gazzosa comprata da Dino che si rivela ahimè un’imbevibile acqua d’anguria. Non solo, anche la birra rossa, sempre acquistata da Dino, in realtà è un succo alla fragola. Decidono di non mandare più il Dino a fare la spesa.

Sabato 21 maggio. Partono mezz’ora prima del previsto per recuperare le soste forzate delle forature e degli imprevisti. Il sole si alterna a nuvoloni grigi e per tutto il giorno resterà instabile. Si fermano soltanto per acquistare dei panini, e poi via di lena. Lungo la strada un signore scatta delle foto e li saluta entusiasta dopo che gli hanno parlato della meta. Tutti gli automobilisti che incontrano sono molto rispettosi nei confronti dei ciclisti, non strombazzano chiedendo strada, non li sfiorano pericolosamente e non li ingiuriano. Per Dino, Silvano e Gianluigi è una bella novità perché in Italia purtroppo manca questa cultura. Continuano a pedalare su sali-scendi da cui si godono meravigliosi panorami. Verdi colline, laghi e laghetti dalle acque limpide e fresche fanno sopportare meglio il freddo e il vento, macinando anche oggi 145 chilometri di tutto rispetto. In Svezia le piste ciclabili sono vere e proprie strade molto curate e molto belle a tratti anche sterrate ma mai pericolose. Attraversano un boschetto e arrivano al paese di Karlsborg una cittadina affacciata ad un grande lago, dove trovano un B&B. Cenano in una pizzeria e vanno a letto stanchi ma contenti.

Domenica 22 maggio. Stamattina c’è il sole, preparano i panini che mangeranno lungo il viaggio e partono carichi di energia. La Svezia è una sorpresa unica, piccoli paesini con case di legno rosse, gialle, bianche attorniate da uno spettacolo naturale unico, piccoli laghetti, boschi, prati e fiori colorati. Percorrono immersi in queste bellezze per 110 chilometri, ovviamente Dino rompe ancora i raggi della ruota posteriore e Gianluigi, per non essere da meno, lo imita. Arrivano verso le 17 a Annaboda dove trovano alloggio in un campeggio. Sono molto stanchi ma se vogliono mangiare devono scendere a piedi per ben 5 chilometri all’unica pizzeria della zona, al ritorno ben rifocillati ma completamente ubriachi di sonno e stanchezza devono ripercorrere i 5 chilometri ma in salita e per di più sotto l’acqua.

Lunedì 23 maggio. Levataccia ma c’è un bel sole, il cielo è cosparso di nuvole bianche che corrono veloci sospinte da un forte vento che fortunatamente spinge i nostri amici alle spalle. Gianluigi imposta il navigatore e imboccano una strada sterrata dove ovviamente il solito Dino fora un’altra volta. Mentre riparano la ruota telefona Teo Mangioni di Radio Alta che vuole da loro un commento sul viaggio, sono in diretta Radio e si sentono un po’ emozionati. Sono 16 giorni che pedalano ed hanno coperto 1700 chilometri con un giorno solo di riposo. Arrivano a Lindesberg e, mentre scattano alcune foto, vengono avvicinati da una persona che vuol sapere della loro impresa. Gli parlano della meta e lui si complimenta con loro. Ripartono un po’ gasati, ogni tanto una spruzzatina di pioggia per ricordare che sono in primavera in un paese del nord. Arrivano in un campeggio a Fagersta dopo aver macinato ben 110 chilometri.

Martedì 24 maggio. Oggi acqua, vento forte e freddo intenso. Unico aspetto positivo: vento a favore. Testa bassa per prendere meno acqua possibile in faccia e via a pedalare. Dino avrebbe preferito rimanere fermo un giorno per recuperare, ma non si vuole ritardare l’arrivo a Capo Nord e così si continua. Paesaggi di straordinaria bellezza si susseguono a piccoli paesini incastonati come perle in questa natura ancora intatta. L’acqua cade a goccioloni, ghiacciata, si insinua sotto la divisa anti acqua e scorre lungo la schiena facendo rabbrividire tutto il corpo. Ad un certo punto la strada diventa autostrada e non possono percorrerla con le bici. Riprogrammano il GPS che trova una strada ciclabile ma è sterrata, non hanno alternativa perciò via sulla ciclabile. Mentre pedalano pensano ad un posto caldo e asciutto e mentre pensano Dino fora di nuovo. Ha il morale a terra. Bisogna fermarsi e cambiare la camera d’aria, durante la sosta alcune persone si avvicinano e incuriositi chiedono notizie. Rispondono, increduli di suscitare tanta curiosità, gli scattano anche delle foto. Ripartano con un vento che li butta a terra, Dino è costretto a frenare per non finire fuori strada, ma la raffica di vento successiva lo sbatte contro il guard rail. Ci vuole molta attenzione anche se le mani sono completamente insensibili. Dopo 145 chilometri sono a Gavle sul Mar Baltico presso la foce del fiume Dalalven, trovano un B&B verso le 19 dove si sistemano e cucinano una novità. In Germania avevano acquistato una scatola con della pasta liofilizzata da tenere per i periodi di crisi. Gianluigi, il cuoco del gruppo, mette l’acqua a bollire e poi aggiunge un prodotto liofilizzato che in teoria è pasta già condita. Il risultato è una specie di poltiglia che galleggia in un sugo non ben identificato, dal colore strano e dal sapore ancora più strano. Nessuno dei tre ha ben capito cosa sta mangiando, ma la fame …. è fame! L’eco di Bergamo tiene costante compagnia ai nostri ciclisti e stamane un articolo intitola “I ciclisti del Villaggio sono sbarcati in Svezia” dove campeggia la foto di Gianluigi con la sua bici e il carrello sopra al traghetto che giovedì li ha portati in Svezia.

Mercoledì 25 maggio. Stamane le nuvole corrono come in una gara di formula uno, è il vento impetuoso e freddo che le sospinge e che purtroppo è nel senso contrario alla loro marcia. La strada è tutta un sali scendi dove il sali è faticosissimo, sia per il carrello che pesa come piombo, sia per il vento contrario che li fa sbandare. Sembrano tre ubriachi che avanzano lentamente buttandosi un po’ a destra e un po’ a sinistra della strada. Percorrono 95 chilometri e arrivano a Soderhamn dove decidono di fermarsi perché il prossimo paesino è troppo lontano per il loro già provato fisico. Sono vicini al mare in un paesaggio che li incanta ancora una volta. Sosta ad un B&B grazioso. Curiosità: l’IKEA, il noto marchio svedese di produzione mobili d’arredo e tessuti, ha chiamato una serie di divani con il nome di questa città.

Giovedì 26 maggio. Alla mattina la temperatura è gelida. Partono su strade completamente deserte, tanto che ad un certo punto decidono di fermarsi per uno spuntino sedendosi proprio in mezzo alla carreggiata. Più avanti la strada è interrotta per lavori in corso e devono fare delle deviazioni che li portano ad allungare il percorso di circa 12 chilometri. Sembrano pochi ma in queste condizioni, tra freddo, vento e stanchezza accumulata sono tanti. Arrivano sfiniti a Gnarp dopo aver percorso 110 chilometri e si coricano verso le 23 ma a questa latitudine è ancora chiaro. Soggiornano presso una pompa di benzina che affitta anche le camere. Mettono la spesa, acquistata al mattino, sul tavolo e iniziano a cucinare la pasta. Purtroppo si accorgono che anziché acquistare la passata di pomodoro, hanno comprato un “condipasta all’agrodolce”. Gianluigi è l’unico che riesce a terminare la cena infatti Dino e Silvano, nonostante la fame, avvertono un senso di nausea quando avvicinano la forchetta alla bocca e preferiscono rinunciare. Gianluigi così, oltre al suo piatto, pensa bene di mangiare anche la pasta di Dino. I due lo guardano schifati! Risultato: Gianluigi sazio, Dino e Silvano affamati! Si avvicina l’estate e in queste zone si verifica il fenomeno dell’estate artica, cioè 6 mesi di luce dopo 6 mesi di buio invernale. Il fisico ha bisogno di abituarsi e le prime notti non è facile prendere sonno. Da qui in poi non vedranno più l’oscurità della notte.

Venerdì 27 maggio. Gianluigi, Silvano e Dino hanno perso un po’ la cognizione del tempo, i giorni si susseguono e passano intere settimane. Sono isolati dal mondo, il loro unico pensiero è la meta che si avvicina sempre di più, ci credono fermamente ed è l’unico stimolo che li fa alzare presto tutte le mattine e pedalare sotto l’acqua e il vento impetuoso. Ore 6,30, stamane il cielo è molto nuvoloso e fa freddo, guardano il termometro: 6 gradi. Partono e dopo due ore trovano un meccanico, decidono di fermarsi per far manutenzione alle bici. Mentre sono fermi le nuvole che li hanno accompagnati diventano minacciose e comincia a piovere. Prima di ripartire si mettono la tuta anti acqua e non la spogliano più per tutta la giornata. Fanno 95 chilometri poi decidono di fermarsi per dormire. Trovano una fattoria a 15 chilometri da Harnosand che mette a disposizione un appartamento sulle sponde di un laghetto. Rintanati al calduccio vedono la pioggia che continua a scendere. Dal lago sale anche un po’ di foschia, assomiglia al nostro Lago d’Iseo in inverno. La temperatura è sempre di 6 gradi. Guardandosi intorno sentono di essere sperduti: un lago, due case, due cani e tanto verde. Buonanotte amici! Per la cronaca l’IKEA ha ideato una poltrona che si chiama Harnosand come questa cittadina. Sfogliando il catalogo IKEA mi sono sempre chiesta da dove provenissero quei nomi strani con cui chiamano i mobili. Ora lo so, sono città svedesi!

Sabato 28 maggio. Al mattino prima di partire il proprietario della fattoria scatta ai ciclisti alcune foto poi salutano e via, sempre sotto un cielo plumbeo dove le nuvole nere e basse non lasciano spazio al sole. La strada denominata E4 in alcuni tratti non è ciclabile per cui sono costretti a trovare strade alternative che li fanno pedalare per molti chilometri. Nel pomeriggio Dino fora di nuovo. E’ una maledizione! E’ stanco di fare da calamita con tutti gli oggetti appuntiti che si trovano sul cammino. Cambio di ruota. La temperatura rimane stazionaria sui 6-7 gradi. La fatica nelle gambe inizia a farsi sentire seriamente e tutte queste forature non aiutano certamente il morale. Ormai proseguono solo per raggiungere Capo Nord prima possibile. Dopo essersi immessi di nuovo sulla E4 attraversano un ponte grandissimo che si inarca sopra un fiordo stupendo. Al centro del ponte si fermano per ammirare il mare sotto di loro. E’ uno spettacolo superbo, una emozione nuova. In totale oggi percorrono 95 chilometri e arrivano a Docksta, una piccola cittadina sulle rive del Mare del Nord, dove trovano da dormire. Cucinano il solito chilo di pasta in un micro pentolino e prima di dormire danno una sbirciatina fuori. E’ sera ma il sole ha vinto sulle nuvole, forse domani li aspetta una bella giornata. Il fisico dei tre atleti è tonico, asciutto, hanno perso tutti e tre alcuni chili di peso e i muscoli si sono irrobustiti. Prima di dormire però la fame si fa sentire ancora e allora decidono di guardare nelle scorte alimentari, trovano un chilo di zucchero in zollette (l’unica cosa commestibile rimasta) e alla faccia del diabete mangiano tutto il contenuto della scatola. Per l’IKEA Docksta è un tavolo!

Domenica 29 maggio. Sveglia di buon ora con un bel sole, fa freddo, ma il sole li scalda e li rassicura. Si preparano ma devono aspettare le 8,30 perché apra il bar per la colazione. Fanno colazione e … sorpresa! In un momento si è rannuvolato è il sole è sparito infatti ricomincia a piovere. Alla partenza sapevano di incontrare molti giorni di pioggia, erano preparati ad un tempo inclemente, ma sinceramente non pensavano fino a questo punto. Hanno pedalato per più di 3000 chilometri di cui più della metà sotto l’acqua. Rimettono la tuta anti acqua e via di nuovo. Dino fora un’altra volta, le parolacce si sprecano, cambiano la camera d’aria sotto grosse gocce di pioggia gelata e ripartono in fretta. Poco dopo si fermano per uno spuntino sotto quello che sembra un ponte e invece è il trampolino per il salto in alto del campionato del mondo di sci. Stanno per ripartire ma Dino sussulta, ha forato di nuovo. Non è possibile! Dino è scoraggiato, ha il morale a terra, inoltre è da ieri che sente brividi di freddo percorrergli la schiena e non gli “girano le gambe”, come si dice in gergo, cioè fa fatica a pedalare. Pensa addirittura di ritirarsi ma Gianluigi e Silvano gli fanno coraggio, non deve mollare, sono quasi alla meta. Sono sicuri che dopo un buon riposo in un luogo caldo e asciutto tutto si possa sistemare. Sono sulla E4 il paesaggio è sempre stupendo ma i colori sono smorzati dalla nebbia che avvolge ogni cosa con il suo un velo leggero e impalpabile. Pedalano fino le 16,30 poi iniziano a guardarsi intorno per trovare un posto per dormire. Devono continuare per 9 chilometri prima di trovare un campeggio, oggi hanno fatto in totale 100 chilometri e sono a Rundvik. Per la cena non cucinano loro ma vanno ad un self-service e mangiano fino a scoppiare. Provano di tutto e di tutto fanno il bis. Un buon caffè e poi tutti a dormire. E’ uscito un bel sole che, nonostante l’ora, splende ridente in cielo e si fa beffe dei nostri tre intrepidi. Si spera che rimanga anche domani.

Lunedì 30 maggio. Sveglia come al solito molto presto ma ovviamente il cielo è chiaro, sono ormai 10 giorni che non viene più buio la notte. E’ sempre faticoso ma piano piano il loro metabolismo inizia ad adeguarsi. Si immettono nella famosa E4 che li porta direttamente ad Umea, poi all’improvviso il solito cartello che vieta il transito delle bici, quindi devono uscire prendere strade secondarie che però poi immettono sempre sulla E4. Pedalano senza sosta per tutto il giorno e sono contenti di non aver preso acqua. Sono le 16 e impostano il navigatore per la ricerca di un campeggio dove potersi fermare. Lo segnala a 17 chilometri. Riprendono il via ma il cielo inizia a rannuvolarsi, la strada qui è bagnata vuol dire che ha piovuto, alzano gli occhi verso il cielo e vengono rapiti dai colori di un grandioso arcobaleno. Rimangono per qualche minuto ad ammirarlo estasiati tanto è bello, poi continuano a pedalare pressoché sfiniti e prendono la solita scaricata di acqua prima di arrivare al campeggio, ovviamente bagnati fradici. Il paese si chiama Anaset, una piccola cittadina di 600 abitanti sul mar Baltico, hanno percorso complessivamente 130 chilometri. Dino non ha forato. Si chiedono increduli il perché! Durante la notte Dino non riesce a riposare, gli dolgono tutte le ossa e a tratti ha brividi di freddo. Probabilmente ha un po’ di febbre dovuta alla stanchezza, al freddo o all’acqua presa in tanti giorni di pedalate. Pensa di abbandonare l’idea di raggiungere Capo Nord, teme di dover rallentare i compagni che invece stanno bene e desiderano raggiungere la meta nei tempi stabiliti. Dino soppesa i pro e i contro per decidere come proseguire e se proseguire il viaggio. Gianluigi e Silvano dormono già da alcune ore ma Dino non riesce a prendere sonno. Il segreto per ogni impresa, grande o piccola che sia, sta nell’umiltà non nella forza. Si vince se trovi un equilibrio, se sei consapevole dei limiti, se ascolti i messaggi del corpo e affronti le difficoltà riconoscendoti umile di fronte alla grandezza e alla forza della natura.

Martedì 31 maggio. La loro intenzione era di partire di buon’ora come al solito ma Dino si ritrova con la bici forata. Stanotte dice di avere avuto i brividi e non si sente ancora bene. Ha preso la sua decisione: ritorna a casa! Su questo è irremovibile. Gianluigi e Silvano sono increduli. Arriva il momento, in ogni impresa, in cui vanno prese delle scelte importanti. Quando si parte per un’avventura così ardua bisogna essere consapevoli del fatto che potrebbe essere necessario valutare anche l’idea di rinunciare al progetto. Senza la giusta concentrazione, senza la giusta forma fisica e anche mentale si rischia di superare la soglia del pericolo. Realizzare i propri sogni non vuole dire mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri, non si può far pagare ad altri il prezzo delle scelte sbagliate. Che esempio sarebbe Dino per i tanti ragazzi e giovani che lo stanno seguendo in face book se, pur di continuare e spingere le proprie ambizioni oltre le reali possibilità, provocasse un incidente? “Il vero campione è quello che sa perdere”. Dino ripete queste parole dentro di se e, serenamente, affronta la fine del suo viaggio. Cercano l’aeroporto che dista 50 chilometri, Gianluigi e Silvano lo accompagnano. Il tempo è decisamente brutto, ci sono circa 7 gradi, ogni tanto le nuvole danno una scrollatina e piove addosso ai ciclisti la solita razione di acqua. Sono mesti e tristi, spiace dividersi dopo tanti giorni, dopo tanta fatica e così vicini alla meta. Dino ha ancora i brividi e un forte mal di testa che non è passato nemmeno con le 3 aspirine prese durante la notte. Arrivano all’aeroporto di Skelleftea situato in una zona isolata in mezzo al nulla: una panchina, un piccolo aereo ad elica, una pista asfaltata, un gabbiotto e nessuno in giro. Dino cerca di procurarsi un biglietto ma qui non c’è la possibilità quindi telefona a casa e da Bergamo arriva via internet il biglietto che lo porterà a Stoccolma e poi a Milano. Silvano e Gianluigi si siedono sulla panchina e guardano ammutoliti Dino mentre sistema il bagaglio, poi lo salutano e proseguono il loro viaggio ma non sarà più come prima. L’aereo parte nel giro di pochi minuti e Dino non ha tempo da perdere, dal gabbiotto esce un signore in tuta da lavoro, è il meccanico che controlla l’aereo, gli chiede gli attrezzi per smontare i pedali e insieme sistemano la bici nel bagagliaio. Dino per riconoscenza gli regala il suo carrello. Costa troppo imbarcarlo! Si separa dall’appendice che si trascinava da un mese. Il carico lo sistema tutto nelle borse. Ha molta tristezza nel cuore, ma non sarebbe riuscito a proseguire, è troppo stanco, in questi giorni si è nutrito male e non ha riposato a sufficienza per riprendere le forze. Avrebbe avuto bisogno di una sosta ogni 6 o 7 giorni per recuperare, fermarsi un giorno ora non servirebbe a niente. Sente di aver raggiunto il suo limite e proseguire potrebbe essere pericoloso per la salute. Affrontare in bicicletta queste zone geografiche è molto impegnativo sia sotto il profilo fisico che quello mentale, se ti manca la giusta concentrazione puoi cadere e farti male seriamente. Ha valutato attentamente i pro e i contro e ha deciso di fermarsi. Certo la decisione non è stata facile così vicini alla meta! Non vedere il mappamondo di Capo Nord lo fa quasi piangere dalla rabbia dopo averci creduto così intensamente! Sale sull’aeroplanino insieme ad altre due persone e poi, dopo un decollo un po’ sobbalzante, si addormenta come un sasso. Si sveglia all’atterraggio all’aeroporto di Stoccolma che sono le 17. Prende la sua bici e le sue borse e si reca subito a fare il biglietto per Milano. Nell’aeroporto Dino gira in sella alla bicicletta tanto è grande: negozi, ristoranti, bar e tante hostess con la targhetta gialla “information” sulla divisa. Dino trova una giovane hostess che lo accompagna al terzo piano sotterraneo dove poter lasciare la bici e il bagaglio. Il volo per Milano parte l’indomani alle ore 7 quindi decide di fare un giro per la città prima di coricarsi. Al rientro in hotel (ben 4 stelle!) si immerge nella vasca idromassaggio, chiude gli occhi e si abbandona ad un totale relax. Dopo una notte veramente ristoratrice prende il volo per Milano Malpensa e, altra sorpresa, ha sbagliato il biglietto, si trova in business class. Oh che meraviglia! Sta viaggiando a champagne e tramezzini. Poi si sdraia e l’hostes (una gran bella figliola!) lo copre con una coperta. Altra dormita pesante e arrivo a Milano Malpensa in un baleno dove lo aspettano Annalisa e l’amico Isaia. A casa dorme per due giorni consecutivi e quando si sveglia non è ancora al meglio. Ha perso quasi 10 chili ed è anche disidratato. I giorni successivi al suo arrivo molti amici vanno a salutarlo e ha avuto manifestazioni d’affetto anche su face book. Non pensava che questo loro viaggio avesse tanta risonanza anche a Bergamo, il quotidiano della città “l’Eco di Bergamo” ha scritto numerosi articoli su di loro e Radio Alta ne parla continuamente. Teo Mangioni lo invita in trasmissione per parlare in diretta alla radio. Ora Dino si appresta ad organizzare l’accoglienza per il ritorno di Gianluigi e Silvano. Riprendiamo i nostri due amici da dove li avevamo lasciati prima della partenza di Dino. Dopo essere rimasti sconsolati sulla panchina dell’aeroporto per un po’ riprendono in mano le bici e ripartono sulla famosa E4 alternando, come al solito, tratti di strada sterrata laddove non si può proseguire sulla statale. Silvano, mentre pedala, tra se e se pensa: “Perché Dino ha mollato? Perché non è riuscito a proseguire? Dove abbiamo sbagliato? Se ci fermavamo a fare delle tappe forse Dino sarebbe riuscito a proseguire? Dovevamo fermarci!” Silvano pensa che si poteva recuperare ma ormai è tardi e si rammarica. …..Lungo la strada statale un camper li affianca e scatta delle fotografie rallentando per non perdere i ciclisti. Dietro si è formata una colonna di macchine. L’incredibile però è che nessuno tenta di superare, né si mette a suonare il clacson per chiedere strada ma gli automobilisti si incolonnano tranquilli e silenziosi finché il camper riprende strada. Arrivano al paese di Byske dopo 110 chilometri, dove trovano un campeggio. Al bungalow scaricano i bagagli poi doccia e pastasciutta innaffiata con birra. Silvano e Gianluigi si raccontano vicendevolmente le impressioni della giornata. Con Dino avevano raggiunto un equilibrio a tre e, nonostante qualche incomprensione, riuscivano a gestire la stanchezza, la fame, i sentimenti in modo da non compromettere il raggiungimento della meta. Ora devono riassestare l’equilibrio, devono cercare di superare gli inconvenienti e appianare le incomprensioni per poter continuare il viaggio. Il rapporto che si instaura tra i componenti della spedizione non è un dettaglio trascurabile, bisogna imparare a tacere, a chiudere un occhio, a non impuntarsi o imporsi, bisogna smussare un po’ il proprio carattere per poter andare d’accordo con gli altri. Il dormire, mangiare, viaggiare sempre insieme può risultare faticoso per chi non ha spirito d’adattamento e non poche spedizioni sono fallite proprio perché i componenti litigavano tra di loro e non riuscivano a trovare un compromesso. Dalla finestra del bungalow i nostri due amici guardano la pioggia battere sopra i vetri e all’interno si sentono protetti, caldi e sicuri. E’ persino bello guardar fuori sapendo che fino all’indomani mattina non si uscirà dal nido caldo del proprio letto. Byske, oltre ad essere un tavolo dell’IKEA, è un paesino di pescatori sul Mar Baltico, nel nord della Svezia. Qui tutti i pochi abitanti sono pescatori e, grazie alle acque pulite, i pesci proliferano. I ragazzi iniziano presto l’attività dei genitori e dopo la scuola, prendono la barca e pescano grossi salmoni che pesano setto o otto chilogrammi. Silvano e Gianluigi sono immersi in una natura incontaminata, favorita dai grandi spazi e dall’amore che gli uomini di questo paese hanno nei confronti del loro territorio. Sono molto attenti al problema dell’inquinamento e sono all’avanguardia per la produzione di energia pulita. Qui la natura e l’uomo non sono antagonisti ma l’uno rispetta l’altra, la teme, la protegge.

Mercoledì 1 giugno. Alzata mattutina sotto l’acqua, decidono di partire comunque con tuta anti acqua al gran completo. Si fermano solo il tempo necessario per fare la spesa e per consumare uno spuntino veloce. Pedalano a tratti sulla strada statale a tratti su piste ciclabili. Il tempo alterna pioggia leggera a scrosci improvvisi. Quando sono sulla statale, le poche macchine che incrociano incitano i ciclisti e li salutano con affetto. Verso le 15 il cielo si apre, le nuvole sospinte dal vento, lasciano il posto a un po’ di sole che Gianluigi e Silvano accolgono con gioia spogliando subito l’anti acqua. Arrivano a Lulea dove trovano un campeggio. Oggi hanno pedalato per 106 chilometri, quasi tutti sotto l’acqua, ad una temperatura di circa 7 gradi. Lulea è una grande e ridente cittadina con ben 46.000 abitanti ed è la seconda città della Svezia del Nord per dimensione, dopo Umea. La città è stata scelta da Facebook come sede del suo primo data center fuori dagli Stati Uniti d’America. Gianluigi e Silvano sono piacevolmente attratti da questa bella città, che si affaccia sul Golfo di Botnia, dopo aver passato tanti giorni in quasi completo isolamento. Lo sport più praticato è ovviamente l’hockey su ghiaccio visto che da novembre ad aprile le precipitazioni sono esclusivamente a carattere nevoso. L’arcipelago di Lulea è composto da oltre 800 isole particolarmente frequentate a luglio, il mese delle vacanze sia scolastiche che lavorative. Gli abitanti affollano i centri commerciali e i pub, ma i campeggi e gli hotel sono ancora deserti perché i nostri amici sono in anticipo di almeno un mese rispetto al periodo estivo.

Giovedì 2 giugno. Partono di buon mattino e finalmente non piove anche se la temperatura è bassa.. Si immettono sulla solita strada statale E4 e pedalano di gran lena tanto che a mezzogiorno hanno già percorso 65 chilometri. Tutte le macchine che passano li incitano, li fotografano, li salutano, addirittura un’ambulanza superandoli accende la sirena in segno di saluto. Gianluigi nel pomeriggio subisce due forature, una dietro l’altra, ormai sono degli esperti e cambiano la ruota come ad un pit stop di formula 1. Ad un certo punto vengono affiancati da un camper che rallenta e dopo aver abbassato il finestrino, cominciano a fotografare i ciclisti. Dietro di loro si forma la solita colonna di auto che, come i giorni scorsi, procedono lenti dietro al camper. Gianluigi e Silvano decidono di fermarsi ad un parcheggio a lato della strada per scambiare due parole con i camperisti. Silvano da sfoggio del suo Inglese, vengono così a sapere che i due coniugi olandesi hanno una figlia che vive a Terno d’Isola, loro sono olandesi e che sono diretti a Capo Nord. Pochi attimi per sentirsi quasi a casa e per farsi nuovi amici. I coniugi regalano ai due ciclisti una confezione di cioccolato e poi si salutano calorosamente proseguendo ognuno con i propri mezzi. A sera arrivano a Tornio in Finlandia dopo 135 chilometri e possono slegare la settimana bandierina dell’asta. Tornio è una bella città situata nella regione della Lapponia, sulle rive del Mar Baltico. Si fermano in un campeggio e prima di mangiare devono pensare alla manutenzione della bici di Gianluigi, cambiano anche la catena, che è usurata, con quella di scorta. Lì al bungalow il tempo volge al brutto e inizia a piovere ma loro non sono sotto a prenderla. Per oggi è andata bene. Hanno percorso complessivamente 3733 chilometri e la meta è sempre più vicina anche se la stanchezza è veramente tanta. Vanno a letto ma il sonno tarda ad arrivare, sono un po’ nervosi, a Stoccolma in aereo sono arrivate le mogli Tecla e Giulia che è più di un mese che non vedono, insieme ad Emma e il marito Piero. Domani prenderanno una macchina a noleggio, raggiungeranno i ciclisti e per due giorni staranno insieme.

Venerdì 3 giugno. Alla mattina presto sono già in marcia con un buon vento alle spalle che li spinge più veloci, anche il carrello sembra più leggero. Alle 16 passano il Circolo Polare Artico e si fermano per scattare alcune foto ricordo. Il paesaggio finlandese regala delle immagini da cartolina. Sono numerosi i corsi d’acqua che scorrono tranquilli costeggiati da boschi e prati che brillano alla luce del sole. Sparsi nel paesaggio quasi incantato, sulle rive di piccoli laghi, case di legno colorate a gruppi di 4 o 5 formano minuscoli e allegri paesini. Le mogli di Gianluigi e Silvano stamane sono partite con l’auto e li raggiungeranno per strada. Alla guida Piero e accanto, come navigatore, la moglie Emma. Nel tardo pomeriggio l’auto presa a noleggio incontra i due ciclisti. Si fermano tutti immediatamente e l’emozione nel rivedersi è forte da entrambe le parti. Le mogli trovano i mariti un po’ dimagriti e stanchi ma complessivamente in buona salute e con il morale alto, insieme cercano un albergo a Pello (hanno percorso 127 chilometri) per la cena e il riposo. A sera fanno un giretto a piedi vicino al fiume che scorre vicino e alle 23, con un sole ancora luminoso nel cielo, si coricano trovando calore nell’abbraccio atteso da un mese e sei giorni.

Sabato 4 giugno. Stamattina, in onore degli ospiti, il cielo è azzurro limpido e il sole riesce anche a scaldarli. Il vento costante è sempre in loro favore. Viaggiano veloci, dopo circa 50 chilometri incrociano un gruppo di grosse alci che pascolano tranquille sull’erba a lato della strada. Giulia, Tecla, Emma e Piero, che guida la macchina, sono vicini a Gianluigi e Silvano e possono godere dello spettacolo. Non sembra che gli animali abbiano paura o siano intimoriti dalla compagnia ma, visto i mastodontici palchi, i nostri amici non pensano nemmeno lontanamente di creare disturbo e le lasciano pascolare tranquille. Alle 13 si fermano tutti insieme in un self service per il pranzo abbandonando l’usanza dei panini. Durante la sosta, com’è tipico in questi posti, il tempo si guasta e comincia a scendere una pioggia fastidiosa che il vento, ora girato al contrario, si abbatte sui ciclisti senza pietà. La temperatura si è abbassata notevolmente è intorno ai 4 gradi, il Grande Nord fa sentire la sua stretta. Il vento e la pioggia rendono difficoltoso mantenere la stabilità in strada, il carrello sbanda notevolmente rischiando di buttarli a lato. Finalmente verso le 18,30 si arriva a Muonio dopo 145 chilometri duri e faticosi. Piero intanto ha prenotato l’albergo per la notte. Al ritorno dal ristorante i nostri amici vivono un’avventura che avrebbero preferito evitare. La camera di Gianluigi e Giulia non si apre, dopo vari tentativi con le chiavi andati a vuoto decidono di rintracciare il proprietario dell’albergo, ma non hanno il numero del telefono. Sono le 23 anche se il cielo è chiaro come fossero le 13 del pomeriggio. Una soluzione potrebbe essere quella di dormire separati nelle altre due camere ma gli effetti personali, le borse da viaggio sono nella camera rimasta chiusa. Gianluigi ha una brillante idea, schiaccia il pulsante dell’allarme anti incendio che si attiva immediatamente e nel giro di 10 minuti sono sul posto i pompieri con la camionetta. Piero spiega il problema, i vigili del fuoco rintracciano il proprietario che spiega dove possono trovare la chiave di scorta. Il problema è risolto nel migliore dei modi e tutti possono dormire nei propri letti.

Domenica 5 giugno. Il tempo è bello, il freddo è sempre più intenso e il vento che spira per traverso ostacola l’andatura regolare. Bisogna pedalare con più grinta, con più determinazione e dare fondo a tutte le riserve di energia. Lungo la strada fanno la loro comparsa gruppi di alci e renne che alzano il muso e scrollano i grandi palchi. Sono animali veramente maestosi, eleganti, dignitosi. Si fermano a 17 chilometri dal confine con la Norvegia in un paesino chiamato Palajavi dopo aver pedalato per 101 chilometro e averne macinati complessivamente ben 4108. Si fermano tutti in una casetta di montagna in legno, molto curata con un grande camino e la sauna a loro disposizione. Le mogli cucinano un pasto nutriente e gustoso come saluto perché domani dovranno ritornare a Stoccolma e riprendere l’aereo per l’Italia, le rivedranno tra più di un mese.

Lunedì 6 giugno. Questa mattina hanno salutato le mogli Giulia e Tecla che, insieme a Emma e Piero ritornano all’aeroporto. Non piove, anzi il sole sembra per il momento padrone del cielo, il vento è una costante, ma non riescono ad abituarsi all’irruenza della natura. Passano la frontiera e arrivano in Norvegia ormai sono veramente vicini a Capo Nord. Qui è d’obbligo una precisazione, quando le mogli hanno deciso di raggiungerli in realtà era stato calcolato, sulla cartina geografica, che i ciclisti fossero a Capo Nord, in modo tale che anche Giulia e Tecla raggiungessero la meta sognata. Invece Silvano e Gianluigi sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, i biglietti aerei erano stati acquistati in precedenza, quindi non è stato più possibile cambiare le date. Per Capo Nord ci vorrà ancora qualche giorno. Radio Alta da Bergamo li chiama e in diretta Silvano e Gianluigi raccontano gli ultimi giorni. Nel paesino di Kautokeino (i nomi sono davvero impronunciabili!) bisogna provvedere a cambiare i raggi delle ruote di Gianluigi. Altro inconveniente è che fino ad Alta, da cui dista più di 100 chilometri, non esistono altri campeggi, quindi decidono di pernottare e di arrivare ad Alta l’indomani. Per la prima volta in 40 giorni piccola pedalata, soltanto 53 chilometri. Il comune di Kautekino é il più grande di tutta la Norvegia, con un’estensione di 9708 km2 ma la densità di popolazione è inferiore ad un abitante per chilometro quadrato e per il 90 per cento sono di etnia sami che noi italiano chiamiamo “lapponi”. Un “lappone” significa in Finlandia una persona che pratica le cosiddette “professioni lapponi” cioè l’allevamento di renne, la pesca e la caccia. Un tempo, essendo un popolo semi-nomade, i Sami vivevano in tende fatte con le pelli di renna, ora invece abitano case di legno rosse e bianche ma si dedicano tutt’ora alla cura delle renne e alla pesca. I nostri amici possono solo immaginare che cosa sia questo paesino in pieno inverno! La natura ha cambiato pagina ed ora il verde dei prati si è sostituito al colore bruno della terra e al grigio dei sassi. La vegetazione è più rada e composta da bassi arbusti più resistenti alle temperature invernali. Gianluigi e Silvano si sentono piccoli di fronte a questi paesaggi nordici, immensi e silenziosi.

Martedì 7 giugno. Se tutto va bene ancora una tappa e poi … Capo Nord. Partenza alle 7 per arrivare senza indugi ad Alta anche se sono contrastati dalla pioggia battente. Non hanno mai visto tanta acqua tutta insieme: una distesa di fiumi, torrenti, laghi e laghetti ai piedi e sulla testa l’acqua della pioggia, insomma acqua da tutte le parti. Alcuni sali scendi un po’ insidiosi hanno tagliato le gambe ai nostri ciclisti. Per lo spuntino di mezzogiorno non resta che fermarsi sotto una pensilina e mangiare panino e acqua. Il freddo è intenso, la neve qui non si è ancora sciolta e si è accumulata ai lati della strada. Silvano, mentre pedala, pensa a quanta neve possa scendere durante l’inverno e che freddo possa fare a gennaio e febbraio. Nei prati e nei boschi ogni tanto fanno capolino le renne che tranquille brucano i pochi fili d’erba che trovano. Informiamo tutti i bambini che è qui che Babbo Natale sceglie le renne per la sua slitta! Si potrebbe anche incontrare Rudolf la renna privilegiata da Santa Claus che bruca tranquilla. Il paesaggio è quello caratteristico del grande Nord con poca vegetazione, l’assenza di boschi, torrenti impetuosi che raccolgono tutta l’acqua proveniente dai nevai. E’ raro incontrare case, persone o macchine, si è lontani da ogni forma di civiltà come siamo abituati ad interpretarla noi che abitiamo nelle metropoli. La sensazione di essere arrivati al tetto del mondo è impressionante. Si sentono soli e persi. Stamane, sull’altopiano del Finnmark, hanno costeggiato un lago per circa 20 chilometri pedalando in una gola bellissima. Il lago si è ristretto fino a diventare un fiume e sono entrati in un canyon, il più grande d’Europa. Ai bordi della strada hanno incontrato molta neve, accumulata durante l’inverno, che resiste al disgelo primaverile. Raggiungono Alta (133 chilometri) e davanti a loro l’immenso spettacolo del mare del nord circondato da montagne innevate. Trovano un albergo per riposare e, quando scaricano le bici e salgono in camera, esce il sole! In inverno si può assistere all’aurora boreale e ad Alta si costruisce l’hotel di ghiaccio, frequentato da turisti che arrivano da tutto il mondo.

Mercoledì 8 giugno. La strada che porta a Nord Kapp la statale E6 e Gianluigi e Silvano la imboccano subito. Iniziano con una salita all’8 per cento sotto l’acqua e il vento. Si trovano a 300 metri sopra il livello del mare e pedalano con condizioni estreme, neve, nebbia, acqua e 4 gradi di temperatura. La strada ad un certo punto diventa pericolosa, ci sono delle grandi buche e stanno asfaltando, non bisogna perdere la concentrazione, ogni minima distrazione potrebbe avere delle conseguenze pericolose. Bisogna scansare le buche ed evitare che il carrello sbandi e si rovesci. In questa parte estrema del mondo il governo adotta un metodo particolare per pagare le spese di manutenzione delle strade e le macchine, i camion e i camper che transitano devono pagare un pedaggio fintanto che il costo del rifacimento del manto stradale non viene coperto, dopodiché il transito è gratuito. Per le bici e per le moto però non c’è pedaggio, il passaggio è sempre gratuito. Mentre mangiano si ferma un camper con a bordo una coppia francese, la moglie parla l’italiano e si fermano una mezz’oretta in piacevole conversazione. Partono, hanno freddo, ma il cuore si scalda dalla simpatia di chi incontrano, tutti li salutano con affetto. Usciti dalla E6 alla ricerca di un campeggio per passare la notte, affrontano una strada in salita in mezzo a fiumi e cascate. Sotto un’acqua torrenziale chiedono informazioni a dei camperisti. Sorpresa! La signora sul camper riconosce Silvano e Gianluigi e mostra loro le foto tratte da face book, ripartono dopo i saluti e i complimenti per l’impresa. Devono scollinare e finalmente arrivano a Russenes e si sistemiamo in un campeggio sulle rive del Mare di Barents. Hanno macinato 113 chilometri, domani vogliono arrivare a Capo Nord, ma è un’incognita, i chilometri che li separano sono ancora tanti e sono stanchi. Cercano di dormire ma l’adrenalina che circola nelle vene di Gianluigi e Silvano li rende inquieti. La meta che tanto hanno sognato è li ad un passo, stanno realizzando il sogno della loro vita. La tappa di domani è la più dura. Sperano di farcela.

Giovedì 9 giugno. Oggi partono con la voglia matta di arrivare a Nord Kapp ma con l’incognita della strada. Alcuni turisti incontrati per strada, hanno detto che ci sono delle salite molto impegnative e che il tunnel è faticoso. Vedranno strada facendo. Partono, fa molto freddo e il tempo non lascia sperare nulla di buono, il vento è una costante che a mano a mano si avvicinano alla scogliera aumenta sempre di più. Intorno a loro fiumi, laghetti e le amiche renne. Alle ore 9 collegamento con Radio Alta a cui comunicano di essere ormai vicini, sentono il sapore del mare sulle labbra, il rumore delle onde contro la scogliera, è una nuova emozione in questo viaggio avventuroso. Affrontano una salita del 10 per cento che li lascia senza fiato e con le gambe dure, poi avvistano il famoso tunnel, quello che, passando sotto il mare, collega la Norvegia all’isola di Capo Nord. Per le biciclette il transito è gratuito mentre gli automobilisti pagano il pedaggio. Il tunnel è lungo circa 7 chilometri e scende nelle profondità del mare per 216 metri. Nel tunnel non c’è vento ma fa molto freddo, sono vestiti con l’invernale ma hanno i brividi. Il buio del tunnel da un senso di claustrofobia a Silvano che è preso dall’angoscia, finché non scorge in lontananza un piccolo spiraglio di luce. Pedalano di lena con la sensazione di non arrivare mai alla fine, il cono di luce si ingrandisce lentamente, per Silvano troppo lentamente. I metri sono guadagnati con sforzo e fatica soprattutto quando iniziano la risalita del tunnel. All’uscita un urlo liberatorio esce dalla gola di Silvano, ma non sono ancora arrivati, mancano 40 chilometri al globo. Si fermano in un campeggio e prenotano un bungalow per due giorni, poi decidono di partire subito e raggiungere la scogliera: sono le 14,30. Pedalano in mezzo alla tundra, in una natura selvaggia e inospitale, il tetto del mondo riserva ancora fatica e salite in mezzo alla neve che qui non si scioglierà mai, nemmeno in piena estate. Passano laghetti e corsi d’acqua impetuosi, vedono renne al pascolo e più salgono più la nebbia avvolge ogni cosa come un sudario. Da lontano scorgono il grande globo sulla roccia della scogliera al limite della terra ferma. Sono stravolti dalla stanchezza, dal vento che li sbatte di qua e di la dalla strada e si insinua gelido fin sotto la tuta invernale arrivando alle ossa. Sulla strada, 500 metri prima del globo, è posizionato un casello dove si paga l’entrata alla scogliera. Sono circa 25 euro a persona e il biglietto vale per 24 ore. Silvano ha un’idea! Aggirare il casello ed entrare senza pagare. E’ convinto che, dopo tutta la fatica che ha fatto, sia un suo diritto raggiungere il globo, lui ha già pagato in stanchezza, sudore, freddo e acqua. Con la complicità della nebbia, esce dalla strada e si avventura sullo sterrato per nascondersi ai casellanti, ma ahimè lo scorgono subito e viene richiamato indietro. Silvano, con grande dignità, paga il pedaggio con lo sguardo puro e innocente di chi ha superato il casello senza accorgersene perché non l’aveva visto e non sapeva che avrebbe dovuto pagare il pedaggio! Passato anche l’ultimo ostacolo Silvano e Gianluigi sono arrivati finalmente a Capo Nord, al globo che simboleggia tutto il mondo, al di là del quale l’immensa distesa del mare ghiacciato che arriva fino al Polo Nord. La falesia, posta a 71° 10’ 21” di latitudine nord ed a 25° 47’ 40” di longitudine est, è alta 307 metri, con un caratteristico strapiombo che si affaccia sul Mare glaciale artico. Scendono dalle bici si mettono in posa per la foto ricordo e, nel silenzio, ascoltano l’ululato del vento che da il benvenuto e che li travolge con una forza incredibile sferzando le divise contro il corpo trasformando la stoffa in una seconda pelle. Il gagliardetto di Bergamo sventola ora a Capo Nord. E’ questa una terra estrema dove le forze della natura sono padrone incontrastate. Sono le 18 e ci sono 2 gradi centigradi. Si guardano intorno per imprimere nella memoria questo momento, l’aria soffia forte piegando le aste delle bandierine, quasi a spezzarle che sventolano mandando scocchi sordi, il cielo è denso di nubi grigie basse e pesanti, al di là della scogliera il mare si infrange impetuoso, alzando spuma bianca. Ma è questione di minuti, entrambi con gli occhi chiusi aspirano profondamente l’aria che li sfida, avvertono il respiro della Terra, dell’Universo, scoprono l’essenza della Natura, percepiscono la potenza creatrice di Dio, poi devono ripararsi dal freddo e dal vento ed entrano nel centro turistico a scaldarsi e a bere un tè caldo. Ancora qualche minuto, per stemperare l’emozione e la gioia. Hanno lavorato tanto per arrivare fino qui, hanno sofferto ma si sono anche divertiti, hanno discusso e litigato e poi fatto pace, hanno speso tempo e soldi per realizzare il sogno. Ci sono! Lasciamo che godano il momento tanto atteso! Silvano e Gianluigi si sentono due uomini veramente fortunati, si sentono dei privilegiati. Di fronte alla bellezza e alla forza di questo paesaggio estremo, tutte le fatiche, le sofferenze, le angosce svaniscono in un attimo. Guardarsi attorno, seppure immersi nella nebbia e nel freddo, è una grande soddisfazione. E’ questa la felicità più pura e semplice! Ma poi, beh devono ripartire, un ultimo sguardo che spazia verso altri orizzonti e via, verso il campeggio prenotato. Arrivano alle 21,30 dopo aver pedalato per 175 chilometri. Bergamo – Capo Nord 4574 chilometri. Adesso vogliono solo riposare.

Venerdì 10 giugno. Sono in campeggio a Skipsfjord. Prendono con calma la giornata, hanno ancora negli occhi l’asperità di terre estreme e nelle gambe la fatica di ieri. Si alzano tardi perché oggi hanno deciso che fanno un giorno di sosta per riposare e fare manutenzione alle bici. Viaggiano in internet, pubblicano foto e video della giornata di ieri. Si scambiano le loro impressioni e si preparano per affrontare il viaggio di ritorno che è ancora lungo. Sono arrivati al globo soltanto ieri e già stamane l’Eco di Bergamo a caratteri cubitali intitola: “In bici per 4.000 chilometri. Conquistato Capo Nord” e più sotto “Due ciclisti del Villaggio degli Sposi hanno centrato l’obiettivo. Il sindaco Tentorio e l’assessore Minuti: ‘Bella impresa’”. L’articolo è a firma del carissimo amico Bruno Bonassi che si tiene costantemente in contatto con Silvano e Gianluigi. “Siamo distrutti, ma ce l’abbiamo fatta. Gli ultimi 25 chilometri in salita sono stati tremendi. Però la felicità di aver vinto la scommessa e di aver portato il nome di Bergamo qui, nel punto più alto d’Europa, supera qualsiasi fatica” così si è espresso Gianluigi al telefono con Bruno e accanto all’articolo la bellissima foto dei due ciclisti al grande globo di Nord Kapp. Il sindaco Tentorio ha commentato: “Mi complimento con i nostri due concittadini per quest’impresa che porta nel mondo i colori di Bergamo. Da ciclista non posso che elogiare il loro impegno. Li aspetto al ritorno per un forte abbraccio” A casa sono tutti fieri di loro e Dino più di tutti si sente emozionato e felice per loro.

Sabato 11 giugno. Stamani molte nuvole e freddo intenso. Partono con il vento contrario per affrontare di nuovo il tunnel che scorre sotto il mare. Dopo il tunnel si buttano a capofitto in alcune discese dove raggiungono anche i 60 chilometri orari. Il carrello dietro segue imbizzarrito la bici con le aste delle bandierine che si piegano toccando quasi terra. Incontrano lungo la strada altri ciclisti che vogliono raggiungere Capo Nord e chiedono informazioni soprattutto sulle condizioni della strada e sulla possibilità di pernottare. Si sentono esperti e danno tutte le informazioni con aria di superiorità. Per chi ancora non l’ha capito, loro ci sono già stati! Arrivano a Russenes dove avevano già soggiornato due giorni prima. Stavolta vengono sistemati in una casetta di legno sul mare. Percorsi 105 chilometri. Durante la cena esce il sole che sperano rimanga anche per l’indomani.

Domenica 12 giugno. Il cielo durante la notte artica si è rannuvolato e si è intensificato il vento. Partono e costeggiano il mare fino a Lakselv godendosi questi stupendi panorami mozzafiato, poi si addentrano all’interno dove trovano numerosi sali scendi che spaccano le gambe a causa anche del vento contrario. Pedalano con foga e alle 10,30 hanno già percorso 60 chilometri. Le persone che incrociano sulla strada li salutano con calore. Un incontro in particolare rimane nel cuore dei nostri amici, un diversamente abile sta raggiungendo Capo Nord con la sua bicicletta particolare che si chiama Hand Bike (bicicletta a mano): tre ruote, tanta forza nelle braccia e tanta determinazione. Il giovane è seguito da un amico in bici e supportato da un camper. Gianluigi e Silvano li chiamano e si sbracciano in segno di affetto. Arrivano a Karasjok, comune norvegese, alle 17,30 e con loro sorpresa scoprono che i negozi sono tutti chiusi, non si erano resi conto che era domenica. Fortunatamente trovano un Hotel dove pernottare e poi vanno in cerca di un posto per cenare. Trovano aperto un ristorante tipico dove tutto l’arredamento è formato da tronchi di legno grezzo: i tavoli, i vassoi, le sedie, i rivestimenti. Mangiano con gusto. Ritornando in hotel, respirano l’aria frizzante e fredda del Nord, sono solo 266 chilometri da Capo Nord. Nell’inverno del 1988, in questa cittadina, la temperatura ha raggiunto il record dei meno 51 gradi. Oggi hanno percorso 140 chilometri. In camera Gianluigi fa una amara constatazione: ha male al ginocchio sinistro. E’ un problema che aveva considerato già prima di partire perché è il ginocchio che era stato coinvolto in un incidente in bicicletta. Operato al menisco e ingessato è rimasto delicato. La strada è ancora molto lunga Silvano ha dubbi che si riesca a portare a termine il viaggio come era stato previsto. Bisogna vedere come prosegue nei prossimi giorni. Il problema non è da sottovalutare, Gianluigi sa bene che per proseguire bisogna essere al top altrimenti si compromette la salute fisica.

Lunedì 13 giugno. Verso le 7,30 vanno a far colazione e si abbuffano come due morti di fame, non solo, ma si preparano pure dei panini per lo spuntino di mezzogiorno. Mi auguro che questo hotel non abbia più avuto clienti come loro, altrimenti rischia il fallimento. Il sole fa compagnia anche se la temperatura è sempre molto fredda. Dopo 18 chilometri entrano in Finlandia, il paese dai 1000 laghi, anzi qualcuno ne ha contati ben 187.888, è il paese che ha più acqua che terraferma. Della Finlandia è stato detto che è l’icona della magnificenza della natura, Silvano e Gianluigi sono pienamente d’accordo. Comincia la strada con delle salite corte ma impegnative fino al 10 per cento. Incontrano alcuni ciclisti, con uno in particolare si fermano a chiacchierare. Dice di essere di Bolzano e gira non solo con la bici ma anche con il treno e la nave, si scambiamo anche i numeri di telefono per sentirsi al rientro a casa. Il ragazzo spiega a Gianluigi e Silvano come arrivare a Inari. Lungo la strada incontrano anche una ragazza con la bici piena di borse e borsoni, la salutano calorosamente con richiami festosi e sbracciate forsennate, forse anche lei è diretta a Capo Nord, poi proseguono verso Inari. Gianluigi rompe un raggio ma per trovare un meccanico devono arrivare fino a Ivalo, un piccolo insediamento di circa 4000 abitanti, nella Lapponia finlandese. Vicino al paese la strada si spiana, trovano un piccolo supermercato dove fanno la spesa poi vanno a cercare un campeggio per passare la notte. Ivalo è organizzata per i turisti che praticano sport invernali, sci alpino, snowboad, sci nordico, e sport estivi per escursioni, pesca e gite in mountain bike. Oggi hanno percorso 120 chilometri.

Martedì 14 giugno. Oggi a Ivalo devono cercare il meccanico per la bici di Gianluigi che vuole cambiare tutti i raggi alla ruota. Trovato il meccanico che sostituisce solo quelli rotti. Meglio di niente! Però comprano dei raggi di scorta da portarsi appresso. Radio Alta si mette in comunicazione con loro e a Bergamo possono sentirli. Le mogli e gli amici sono attaccati alla radio per la diretta. Pedalano con l’intento di arrivare a Vuotso. Anche la Finlandia riserva paesaggi da favola, ridenti corsi d’acqua si riversano in tanti laghetti, intervallati da verdi boschi. Lungo il percorso incontrano ancora una ragazza in bici e un ragazzo tedesco diretti a Capo Nord, salutano con calore sentendosi un po’ come fratelli pellegrini (Pellegrini è anche il cognome di Gianluigi). Nel tardo pomeriggio cercano un posto per dormire ma non riescono a trovare niente. Un negoziante indica un campeggio ma devono ritornare indietro di 10 chilometri. Gianluigi e Silvano, dopo aver pedalato per 115 chilometri, non hanno voglia di ritornare sui loro passi. Mentre stanno pensando come risolvere la questione incontrano una dolce signora anziana, che avevano già visto in precedenza e chiedono a lei se conosce un posto dove possono fermarsi, La signora, che per la verità sembra un po’ fuori di testa, vuole che vadano a casa sua. Silvano fa sfoggio di tutto il suo inglese e il colloquio si svolge più o meno così: Silvano chiede informazioni e la nonna risponde: “Come on in my hotel” Silvano chiede: “Where is your hotel?” E lei: “Here” E così Silvano si è guadagnato il master in inglese. Offre loro la stanza degli ospiti, il bagno e la cucina. Nelle vicinanze un distributore di benzina vende anche alimentari, fanno la spesa e cucinano la cena, poi a nanna dalla nonna.

Mercoledì 15 giugno. Salutano la simpatica nonnina (ha chiesto 30 euro per il pernottamento) e partono veloci, oggi viaggiano in piano e riescono a fare una media di 20 chilometri all’ora, non male se si pensa ai 30/35 chili di carrello da trascinare. Incontrano ancora dei ciclisti con i quali si sentono subito in sintonia, si salutano, si scattano fotografie vicendevolmente e poi via ognuno verso la propria meta. Gianluigi fora una ruota che riparano in tempi record. I nostri ciclisti pedalano contemplando la natura che dona loro un senso di sospensione, come la sensazione di essere fuori dal mondo, dovuto all’assenza di confini e di linee precise, tipico della Finlandia. Costeggiando verdi prati e corsi d’acqua arrivano presto a Sodankyla dopo 90 chilometri. Gli hotel sono già tutti esauriti perché in città si sta svolgendo un festival. Decidono quindi, per la prima volta in questo lungo viaggio, di piantare la tenda che avevano acquistato proprio per emergenze di questo tipo e che si trova nel carrello. Se la cavano egregiamente e la montano velocemente, con loro altre 3 o 4 tende sparse nel grande prato. Dopo aver cenato si sdraiano avvolti nel loro caldo sacco a pelo per entrare nel mondo dei sogni o meglio cercano di entrare nelle braccia di Morfeo ma il caos per la festa è notevole. Poco dopo inizia a piovere e fanno anche il battesimo dell’acqua. Con gli occhi spalancati sentono la pioggia battere con violenza sul telo della tenda e ognuno è immerso nei propri pensieri. Gianluigi ha il ginocchio in palla ed è molto preoccupato, non vuole preoccupare l’amico Silvano e cerca di tener duro, ma i prossimi giorni saranno decisivi per la scelta del percorso da effettuare.

Giovedì 16 giugno. Dormire in tenda non è stata un’idea brillante. Ha piovuto tutta la notte e in più il rumore della gente presente al festival li ha tenuto svegli fino alle 4 del mattino. Alle 6,30 si alzano intorpiditi, con le ossa che scricchiolano e mezzi rimbecilliti per la veglia forzata. Aprono la cerniera della tenda e con loro sorpresa, guardandosi intorno, vedono il prato pieno zeppo di tende. Ecco cosa è successo durante la notte! I nostri amici fanno colazione, ripiegano la tenda bagnata e poi via lasciando tutti gli altri ancora nel mondo dei sogni. Il cielo stamane è coperto, grossi nuvoloni neri girano intorno alla testa di Silvano e Gianluigi e sembra che vogliano prendersi gioco dei nostri amici. Dopo la sosta per il pranzo, la nuvola di Fantozzi inizia a riversare addosso a Silvano e Gianluigi l’acqua che ha tenuto in serbo tutta la mattina. La nera nuvolaccia, non contenta di averli bagnati come pulcini, decide di trasformare le grosse gocce d’acqua in ghiaccio gelido e duro. Gianluigi e Silvano proseguono imperterriti con la grandine che li prende sulla schiena, sulla testa, martella il carrello e la bici. Il vento e il freddo sono penetrati nelle ossa, sono bagnati fino al midollo, ma loro non si fermano e continuano a pedalare con la testa bassa, mettendo in campo le virtù dell’autocontrollo e del distacco dalla fatica e dalla sofferenza come gli antichi stoici. Verso le 15,30 raggiungono la bella cittadina di Rovaniemi famosa per la casa di Babbo Natale, divisa in due dalla linea del Circolo Polare Artico. Incontrano un gruppo di studenti di Ancona con il loro professore e allora si fermano a parlare con loro. I ragazzi fanno domande, chiedono del viaggio, scattano delle foto. Questo paesino incantato è suggestivo tanto in inverno quanto in estate, attorniato da una natura incontaminata è stato creato per far sognare grandi e piccini. Casette in legno colorato sono in realtà negozi di souvenir, bar e ristoranti. Fuori città trovano un campeggio per dormire. Oggi 140 chilometri.

Venerdì 17 giugno. Non sono superstiziosi, anche se oggi è venerdì 17, ma già partono con il piede sbagliato. Vedono il tempo e decidono per i pantaloncini corti. Si pentono subito perché il freddo è ancora intenso, ma non si fermano per cambiarli cosicché congelano in sella alle loro bici. Pedalano tra verdi prati e laghetti in cui si specchiano i grandi alberi. Nella mattinata collegamento con Radio Alta che li segue con affetto, da gioia sapere che non sono stati dimenticati nel profondo Nord. Nel pomeriggio il sole scalda la temperatura e riescono a scongelare le mani, i piedi e le gambe. Gianluigi rompe un raggio della bici ma pensano di sistemarlo all’arrivo in paese. Si fermano a Pappilantie verso le 16 e vanno a rifocillarsi in un campeggio. Oggi sono stati bravissimi: 146 chilometri nonostante il ginocchio di Gianluigi lanci segnali dolorosi ad ogni giro di pedale e cominci a far preoccupare seriamente, devono prendere delle decisioni importanti riguardo l’itinerario. Silvano è in forma, atleticamente preparato, è solo dimagrito un po’ ma pedala ancora bene. Gianluigi ha il morale a mille ma il ginocchio lo fa soffrire troppo.

Sabato 18 giugno. Dopo tanto tempo sono diventati dei meteorologi esperti. Un’occhiata al cielo e decidono come vestirsi. Stamane cielo coperto anche se la temperatura tutto sommato è buona. Pedalano sempre con la sensazione di muoversi nel paradiso terrestre su bellissime piste ciclabili. Si fermano per fare la spesa e, vista l’esperienza, acquistano alimentari per due giorni, infatti domani è domenica e in questi paesi i negozi sono tutti chiusi. Legano la confezione del pane sopra le borse posteriori e Silvano scatta la foto a quello che sembra un garzone del fornaio. Verso le 14 arrivano a Oulu geograficamente il centro esatto della Finlandia e, anche se presto, decidono di fermarsi in un campeggio. Il prossimo è troppo lontano e poi … comincia a piovere. Qualche goccia d’acqua e poi le nuvole vengono spazzate via dal forte vento. Dopo poco ricomincia a splendere il sole. Oggi 96 chilometri. Silvano si rende conto che Gianluigi sta soffrendo. E’ sufficiente uno sguardo perché si capiscano al volo e Gianluigi non può mentire. Se Gianluigi dovesse fermarsi anche per Silvano significherebbe la fine del viaggio.

Domenica 19 giugno. Partono sotto un cielo plumbeo che non promette niente di bello, infatti verso le 9 comincia a diluviare. Mettono subito le divise anti acqua e proseguono con piccole soste per riposare e rifocillarsi. Verso mezzogiorno uno spiraglio di sole fa capolino tra le nuvole, ma è proprio un attimo, poi ricomincia l’alluvione. Rallentano l’andatura per far riposare un po’ il ginocchio di Gianluigi. Dopo 110 chilometri nella cittadina di Pyhajoki si fermano in un campeggio che il GPS segnala in riva ad un fiume. Tanto verde, l’estate si sta avvicinando e la temperatura si è sensibilmente alzata anche se la pioggia è una costante del viaggio. Sono sotto le coperte al calduccio, ma fuori piove ancora come se non dovesse smettere mai, tuoni e fulmini fanno vibrare i vetri del piccolo bungalow ma sono talmente stanchi che chiudono gli occhi e si addormentano. Buonanotte amici!

Lunedì 20 giugno. Piove, piove, piove. Durante la notte il temporale non ha mai smesso di far sentire la sua forza e al mattino ancora acqua. La pioggia è leggera ma fitta fitta. I ciclisti ripartono ma subito Gianluigi fora, cambio veloce sotto l’acqua e poi via di nuovo sulle strade finlandesi. Il brutto tempo oggi non permette di far gustare a Gianluigi e Silvano il bellissimo panorama che meriterebbe tutta l’attenzione di chi attraversa queste terre fantastiche. Gianluigi è silenzioso, sta valutando la tenuta del suo ginocchio ed è attento a non forzare troppo. Arrivano a Pietarsaari dopo 128 chilometri e trovano un campeggio. La cosa curiosa di questa cittadina è che il 55 per cento della popolazione è di lingua svedese e il 42 è di lingua finlandese. Nel bungalow ci sono solo i letti e non c’è la cucina così vanno al ristorante per la cena . Domani mattina non potranno cucinare la colazione così si fermeranno al primo distributore di benzina che abbia il bar.%

Martedì 21 giugno. Stamane tempo molto incerto. Non piove ma le nuvole sono nere e basse e temono di prendere ancora la solita scaricata d’acqua. Si mettono in strada senza aver fatto colazione, anche il ristorante del campeggio è ancora chiuso. Partono con il vuoto nello stomaco e, oltre alle nuvole, li accompagna un vento contrario da far rintronare la testa. Per la strada Silvano e Gianluigi fanno attenzione a non lasciarsi sfuggire un bar, un ristorante o un negozio di alimentari perché pedalare a stomaco vuoto non è facile, Purtroppo ci vogliono ben 40 chilometri prima di trovare un distributore con il bar e arrivano al limite dello svenimento da fame. Dopo la meritata colazione escono a scrutare il cielo e vedono le nuvole che corrono come pazze sospinte dal forte vento, per il momento non piove, quindi in sella e via. A Vaasa dopo 108 chilometri di vento contrario decidono di cercare un campeggio perché non ne possono più. Alla reception una camperista svizzero li riprende con la telecamera, quando si accorge che parlano italiano, si ferma a discorrere con loro. Suo papà di 80 anni va ancora in bici sulle Dolomiti. Tra una chiacchiera e l’altra li invitano a cena e Gianluigi e Silvano non rifiutano, anzi fanno festa alla sua tavola. Anche Vaasa è una città bilingue, il 71,5per cento è di lingua finlandese mentre il 24,9 per cento è di lingua svedese, il rimanente 3,6 per cento altre lingue.

Mercoledì 22 giugno. Tempo sempre incerto, fa freddo e rimettono la divisa invernale. Il vento a raffiche li fa sbandare continuamente e quindi lo sforzo e la concentrazione per rimanere in strada è notevole. Faticano e questo li fa preoccupare per il ginocchio di Gianluigi. Comunque non demordono, a pranzo un panino e via di nuovo in strada. Il vento intenso ha spazzato via le nubi lasciando un cielo azzurro stupendo. Arrivano a Kristiinankaupunki dopo 108 chilometri e gustano quello che hanno detto sia il più buon gelato della Finlandia. Riescono anche a far asciugare la tende e le borse fradice da tanti giorni di pioggia e poi a riposo.

Giovedì 23 giugno. Il tempo anche oggi è incerto e freddo, arrivano a Pori per prendere la provinciale 2 che è lo svincolo per Helsinki. Dopo pranzo inizia a piovere intensamente cercano un campeggio ma non ce ne sono in zona, bisogna arrivare al paese successivo: Ulvila. Hanno pedalato anche oggi per 107 chilometri. Si fermano in un albergo. Sono stanchi soprattutto a causa del tempo che è veramente pesante da sopportare ma trovano comunque la forza di fare un po’ di manutenzione alle bici e ai carrelli. Silvano cambia la catena che si trova in condizioni pietose. Beh dopo 6050 chilometri è comprensibile! Ma nel cambio si procura un profondo taglio alla mano. Silvano e Gianluigi discutono animatamente per il percorso da affrontare. E’ arrivato il momento cruciale: qui bisogna decidere se proseguire come da itinerario predisposto ed affrontare l’Europa dell’Est, oppure se tornare dalla via più corta. Gianluigi sente che il ginocchio non è in grado di affrontare l’intero itinerario. Prosegue ma deve stringere i denti. Silvano sta bene e vorrebbe portare a termine l’impresa come era stata progettata passando per la Russia (di cui avevano già in mano i visti di soggiorno pagati prima di partire ) Lettonia, Lituania, Polonia, Rep. Ceca, Austria, Slovenia, Croazia e poi Italia. Gianluigi è deciso vuole tornare per la via più breve imbarcandosi in Finlandia fino in Germania e scendere verso l’Italia diritti. Il problema è da diversi giorni al vaglio dei due ciclisti ed è ovvio e naturale che nascano discussioni e pareri contrapposti. C’è un metodo che mette d’accordo tutti e due: bere una bella birra! Dormirci sopra e decidere l’indomani.

Venerdì 24 giugno. Tempo costantemente incerto, nuvole e freddo quindi decidono di indossare ancora le divise invernali. Ogni tanto una spruzzata d’acqua per non dimenticare che comunque sono al Nord e qui tradizionalmente piove molto. Come dimenticarlo? Al pomeriggio la temperatura si alza leggermente ma il vento arriva per traverso e li fa continuamente sbandare. I muscoli delle gambe sono duri per lo sforzo, proseguono e arrivano alla cittadina di Forssa dopo 135 faticosi chilometri. Cercano un campeggio, poi passano ai B&B, poi passano agli alberghi, agli hotel ed infine devono arrivare ad Autokeidas per trovare un motel aperto e funzionante ma … si portano le bici in camera perché l’ambientino non li convince. Se gli rubano le bici con cosa ritornano a casa? In camera Silvano e Gianluigi discutono ancora della strada da affrontare. Soppesano i pro e i contro, Silvano è per continuare ma Gianluigi vorrebbe tornare a casa. Non è facile, qualcuno deve cedere. Prima di coricarsi viene presa la decisione, anche se è difficile da ammettere: decidono di ritornare a casa per la via più corta. Dormono anche se il sole è ancora alto nel cielo. Dopo tanti giorni il loro fisico si è abituato all’estate artica.

Sabato 25 giugno. Tempo incerto. Lungo la strada, a tratti, prendono ancora acqua. Dopo 113 chilometri arrivano a Helsinki. Fermi sulla loro decisione, anche se Silvano è un po’ risentito, si cerca il porto per l’imbarco di domani. Un signore fermo al semaforo gli fa strada, al porto prende informazioni per loro e gli trova anche l’alloggio per questa notte. Un signore veramente gentile. La decisione originale era di prendere il traghetto per Rostock in partenza lunedì, ma parte un traghetto alle 3 del pomeriggio diretto a Travemunde. Decidono per quest’ultimo così guadagnano un giorno sulla tabella di marcia. Il traghetto parte dal porto di Vuosaari che dista una ventina di chilometri dalla città di Helsinki. Approfittano per un giro turistico. Helsinki è la capitale della Finlandia, la più densamente popolata, infatti raggiunge circa un milione di abitanti ed è bilingue: finlandese e svedese. Affacciata sul Mar Baltico è una modernissima città caratterizzata da costruzioni sobrie, austere ed eleganti in stile nordico. Silvano e Gianluigi rimangono stupiti dalla bellezza di questa città la cui attrazione principale è proprio il paesaggio perché si estende su un gran numero di isolotti collegati alla terraferma da traghetti e da ponti. Due sono i colori predominanti: verde in estate e bianca in inverno. Helsinki si trova a 710 chilometri dal circolo polare artico, ma proprio in questo periodo dell’anno si verifica il fenomeno delle “Notti Bianche” che è una sorta di crepuscolo che dura tutto il tempo in cui il sole rimane sotto l’orizzonte e che lascia il cielo di un colore indefinito, né scuro né chiaro. Descriverlo è impossibile ma vederlo lascia a bocca aperta. La delusione per il cambio di programma è così stemperata dall’esperienza che i nostri amici stanno vivendo visitando i luoghi più belli del pianeta.

Domenica 26 giugno. Oggi si alzano tardi perché hanno solo 27 chilometri per arrivare al porto di Vuosaari. Oggi che hanno poca strada è uscito il sole! Si imbarcano per Travemunde che dista solo 100 chilometri da Rostock in Germania. Ci vogliono 26 ore di navigazione e approfittano per riposare e recuperare un po’ di forze in vista dell’attraversamento della Germania. Gianluigi mette a riposto il ginocchio che procura dolore ad ogni nuovo sforzo. Dovrebbero arrivare in Germania domani alle 20,30.

Lunedì 27 giugno. I Finlandesi sono puntuali come degli Svizzeri (o come dei Finlandesi?). Arrivano proprio alle 20,30, sbarcano e impostano subito il GPS per trovare un posto dove poter dormire. La temperatura è cambiata notevolmente, percepiscono lo sbalzo, forse cominceranno a pedalare con il bel tempo. Dopo solo 2,5 chilometri trovano un albergo, sono nel paese di Ivendorf in Germania, cena e a nanna.

Martedì 28 giugno. Fa caldo, indossano le divise estive. Aleh! Non ci sono nuvole in cielo, il sole è bellissimo, luminoso e caldo. La strada ha degli strappi non trascurabili. Comincia a farsi sentire la sete, bevono per ripristinare i liquidi persi. Domani dovranno mettere la crema di protezione solare altrimenti si ustionano. Il vento crea fastidio ma riescono a macinare ben 124 chilometri e arrivano ad Hagenow. Gianluigi va a cena da solo perché Silvano sta male. Cosa gli è successo? Silvano ha fatto la stupidata più grande di tutto il viaggio: dalla troppa sete ingoia tutta d’un fiato una birra calda che teneva nella sacca della bici rimasta per tutto il giorno sotto il sole. Anzi era in quella borsa da quindici giorni. Dopo di ché si sdraia su di un prato e si appisola sotto il sole. La birra non si sa che reazione abbia avuto nello stomaco di Silvano fatto sta che quando si alza gli gira la testa e non sta in piedi. Dopo mezz’ora chiede carta e penna per fare il testamento: sta malissimo. …. Sta male tutta la notte, vomita anche l’anima con la testa nel water. Quella sera non manda il solito SMS alla moglie e non risponde ai messaggi di Tecla che preoccupatissima pensa di averlo perso. Gianluigi dorme poco per controllare Silvano. Domani si dovrà valutare la situazione prima di proseguire.

Mercoledì 29 giugno. Silvano alla mattina è pronto a partire ma Gianluigi non vuole forzare. Non si può proseguire tranquilli perché Silvano non ha dormito la notte. E’ stato male e sta male anche alla mattina. Riposo forzato anche per Gianluigi che però ne approfitta per qualche lavoretto: cambia il pneumatico della ruota e poi per la prima volta in due mesi lava la divisa estiva che finalmente profuma di fresco e non di … capra selvatica. Dopo due giorni di vomito Silvano avrà bisogno di almeno cinque o sei giorni per ritornare in piena forma. Non si muovono dalla camera. Riposo completo.

Giovedì 30 giugno. Oggi piove! Quindi divisa anti acqua e pensare che speravano di non doverla più utilizzare! Si muovono su piste ciclabili in mezzo a bellissimi panorami incontrando i caratteristici paesini della Germania. Nella penisola Scandinava un tratto fondamentale del paesaggio sono stati gli innumerevoli corsi d’acqua incontrati lungo il percorso: laghi grandi e piccoli, ruscelli, fiumi possenti, cascate dalle acque limpide e cristalline. In Germania prevale invece la terra: grandi distese di prati e campi coltivati, colline in fiore, boschi e alte montagne. Dopo 70 chilometri sotto il diluvio universale si spezza la catena alla bici di Gianluigi. La cambia con quella che gli ha lasciato Dino. Per 98 chilometri sempre acqua fino a Salzwedel. Appena arrivati smette di piovere e si affaccia un bel sole. Trovano un albergo appena fuori al paese, in un posto molto caratteristico, dove fra l’altro si mangia benissimo. A Gianluigi e a Silvano sembra di essere ritornati nel mondo civile, dopo aver pedalato per tanti giorni tra piccoli paesi formati da quattro case, pochissimi abitanti e un traffico pressoché assente, ora in Germania ritrovano città più estese con molti abitanti, negozi, centri commerciali, fabbriche e in cui il traffico è più intenso.

Venerdì 1 luglio. Di buon mattino sveglia con un sole stupendo che li riscalda. Divise estive e crema solare. Durante la mattinata hanno il vento a favore e viaggiano spediti, nel pomeriggio invece il vento è laterale e quindi molto più fastidioso. Per il 90 per cento pedalano su piste ciclabili. Sono comunque veloci, nonostante le numerose soste, alle ore 15 sono già a destinazione nel paese di Oschersleben dopo 117 chilometri nonostante i numerosi sali scendi incontrati. Anche oggi hanno passato tanti paesini tedeschi con le case bianche e marroni e i balconi fioriti. Hanno incontrato tante pale eoliche e la maggior parte delle case con il fotovoltaico sul tetto. Cercano un posto per passare la notte: la prima pensione non ha più camere a disposizione, la seconda è fallita e quindi chiusa, al terzo tentativo trovano la pensione Bierstubein in cui riescono a prendere una stanza. Al ristorante Taormina con esposta la bandiera italiana, ordinano una cena coi fiocchi, mangiano italiano per la prima volta dopo tanto tempo. Poi, dopo la consueta birra serale, inizia a piovere ma si rintanano nella loro camera e nei loro letti caldi. Pericolo scampato! Le biciclette cominciano a risentire dei chilometri effettuati che complessivamente sono 6609.

Sabato 2 luglio. Oggi tempo incerto, il sole si nasconde dietro le nuvole, Gianluigi e Silvano non riescono a capire se resisterà o se prenderanno la solita scaricata d’acqua. Fanno scorta di formaggio, prosciutto, miele, marmellata e cioccolata prima di partire per la prossima tappa. La temperatura è piuttosto fresca e decidono di indossare comunque la tuta anti acqua per tenersi al caldo. A mano a mano che proseguono il vento aumenta ed inizia a far sbandare i carrelli. Consumano moltissime energie sia per lo sforzo fisico, sia per lo sforzo psicologico di concentrazione, inoltre il percorso si fa sempre più impegnativo con salite piuttosto lunghe. Le gambe risentono della fatica, sembra diminuita la resistenza muscolare, ma probabilmente è la stanchezza accumulata in tanti giorni. Alle 16 arrivano a Sangerhausen, posizionata quasi al centro della Germania, dopo 88 chilometri e si fermano perché inizia a piovere. Trovano subito un albergo e dopo cena si concedono il meritato riposo.

Domenica 3 luglio. Questa notte ha diluviato ininterrottamente. Sconcertati guardano fuori dalle finestre e vedono che l’acqua scende a catinelle e non accenna a smettere. Il cielo è nero e coperto, il freddo intenso, il vento forte. Nonostante tutto mentre pedalano molte persone scattano fotografie, li salutano e quando sono fermi ai semafori li accostano per chiedere informazioni. Il loro equipaggiamento non passa certo inosservato. Nel pomeriggio smette di piovere ma rimane un tempo molto incerto con nuvole cariche d’acqua. Il vento è a raffiche che li frustano sempre quando meno se lo aspettano e guarda caso, soprattutto sulle salite, respingendoli indietro mentre pedalano per andare avanti. E’ una lotta continua, ogni tanto una scrollatina d’acqua tanto per tenersi in allenamento. Silvano accusa problemi allo stomaco e sembra stia soffrendo, Gianluigi teme di sforzare troppo il ginocchio dolorante. Il tempo oggi è infernale e dopo una giornata intera di vento, acqua e freddo decidono di fermarsi a Bad Berka che è un bel paesino con le case dai tetti rossi spioventi e tanti prati verdi intorno, ma i nostri amici oggi non gustano il paesaggio. Hanno combattuto come guerrieri contro le forze della natura per 84 chilometri e sono sfiniti. La ricerca dell’albergo è complicata, per ben due volte gli va buca, alla fine trovano vitto e alloggio all’Hotel Hubertushof. Mentre sistemano le bici riprende a diluviare con un’intensità spaventosa. Stavolta però la guardano scendere dalla camera d’albergo, non sono sotto a prenderla!

Lunedì 4 luglio. Anche questa notte ha diluviato, Gianluigi e Silvano, sotto le coperte, ascoltano la pioggia che batte contro i vetri e poi si addormentano. Verso le 6 si svegliano, non piove più e ne approfittano per alzarsi, fare colazione e ripartire. Mettono in borsa anche dei panini imbottiti per il pranzo in modo da non doversi fermare a fare la spesa. A dir la verità hanno un po’ la nausea di panini imbottiti, ma è l’unico modo per mangiare velocemente e anche risparmiare. Gianluigi prima fora poi rompe il perno del gancio trailer. Problema non da poco che però riescono a risolvere. La temperatura è fredda ma si scaldano subito, dopo 10 chilometri iniziano le numerose salite, poi discese mozzafiato, poi ancora salite anche fino al 12 per cento. Arrivano a 700 metri di altitudine, bevono un tè caldo e poi via per la discesa che li porta direttamente a Sonneberg, bella cittadina adagiata in una ridente e verde vallata, dopo aver percorso 84 chilometri. Un lettore attento noterà che ultimamente non superano i 100 chilometri al giorno, ma i problemi sono molteplici: la stanchezza accumulata, il ginocchio di Gianluigi, il tempo inclemente, il vento al contrario e le salite impegnative sono tutti fattori a loro sfavore. Si sistemano all’hotel Schone Aussicht. Fanno un giro per la città e trovano una fiera con le giostre, Gianluigi prende un bel boccale di birra alla tedesca ma Silvano, memore di tanto star male, preferisce la Coca-Cola. La cena è a base di carne con patate cucinate egregiamente. Sono a 130 chilometri da Norimberga, cominciano a sentire profumo di casa. La solita nuvola di Fantozzi li segue ovunque, anche alle giostre e ritornano all’albergo bagnati fradici.

Martedì 5 luglio. Giornata nuvolosa, Gianluigi deve riparare la ruota del carrello prima di partire e poi via. Oggi il percorso è piuttosto piano, qualche leggero sali scendi che però non da noia. Macinano chilometri e chilometri su bellissime piste ciclabili immersi in boschi. L’ultima che prendono è lunga ben 15 chilometri e costeggia un canale navigabile che li porta direttamente a Forchheim dopo 114 chilometri. Oggi hanno superato i 100. Sono a 20 chilometri da Norimberga in un paesino da favola con tanti piccoli negozi, una gelateria dove hanno gustato un buon gelato (era dalla Finlandia che non ne prendevano), casette di legno colorate, gerani rossi ai balconi, panchine e aiuole curate nei minimi particolari. In terra non si vedono cartacce, tutte le strade e i marciapiedi sono puliti, è un vero piacere passeggiare in una città a misura d’uomo. Hanno visto molta gente in bicicletta e autisti educati e rispettosi nei confronti dei ciclisti e dei pedoni.

Mercoledì 6 luglio. Prima di partire Gianluigi si accorge di avere il copertone della ruota del carrello tagliato dal vetro, è strano perché in terra non c’è traccia. Riparazione veloce e poi via, sotto un bel sole che da tanto conforto e che fa risplendere i colori della natura. Attraversano Norimberga senza fermarsi e arrivano a Gunzenhausen, comune tedesco nel Land della Baviera, dopo 100 chilometri di pedalate.

Giovedì 7 luglio. Com’è che il sole di ieri non c’è più e al suo posto sono arrivate nuvole minacciose? Partono dubbiosi e infatti dopo pochi chilometri comincia a piovere. Giubbetti sempre a portata di mano e via. Percorrono a tratti la famosa via Romanica ricca di edifici medievali come chiese, palazzi, fortezze e numerosi monasteri che costellano le colline e i fianchi dei monti. Gianluigi e Silvano percorrono sulle piste ciclabili pittoreschi paesaggi fluviali che, nonostante la pioggia, svelano tutto il loro fascino. Nel primo pomeriggio smette di piovere e il sole riscalda velocemente l’aria, ma essendoci un po’ di vento che li prende alle spalle, pedalano senza problemi tra piste ciclabili e caratteristiche casette che sembrano uscite dalla penna dei fratelli Grimm. Arrivano ad Augsburg dopo 114 chilometri. Cenano in un bel ristorante con i tavoli apparecchiati all’aperto. Dopotutto è estate anche qui. A metà cena si scatena improvvisamente un forte temporale e il vento porta via le tovaglie dai tavoli, acqua a catinelle e abbassamento brusco e istantaneo della temperatura. I clienti del ristorante che stanno cenando tranquillamente si rifugiano all’interno del ristorante e un via vai di camerieri porta tutto al coperto. Silvano e Gianluigi finiscono di cenare nella sala interna mentre fuori si scatena l’ira funesta del Pelide Achille.

Venerdì 8 luglio. Notte di pioggia che ascoltano battere contro le imposte chiuse dell’albergo e pensano a cosa li aspetta la mattina successiva. Partono presto e verso le 9 il cielo piano piano si schiarisce lasciando spazio al sole. Passano dei paesi bellissimi con paesaggi montani mozzafiato. Colline con campi coltivati a frumento e grano li accolgono con i loro colori dorati, circondati da verdi pinete. Sono sempre più vicini alle grandi salite delle Alpi, le vedono all’orizzonte stagliarsi imponenti e maestose, domani dovrebbero esserci e Gianluigi pensa al suo ginocchio. Pedalano per 107 chilometri fino a Murnau dove trovano un albergo per dormire. Si sentono quasi a casa. Durante la doccia inizia un temporale, tuoni e fulmini si susseguono senza sosta, per fortuna che sono al sicuro, perché sarebbe stato pericoloso essere fuori. Continua a piovere anche durante la cena e durante la notte, ma i nostri amici stanchi si addormentano e i tuoni cantano la ninna nanna.

Sabato 9 luglio. Stamane non piove ma il cielo è nuvoloso. Partono con la paura di prendere acqua ed invece all’improvviso arriva il sole che, essendo luglio, è caldo e confortante. Iniziano la prima salita impegnativa, la prima scalata che li porta a quasi 1000 metri (per la precisione 950 m) d’altitudine. Pedalano un po’ in quota poi di nuovo la strada sale fino a 1200 metri. Questi paesaggi sono famigliari a Silvano e Gianluigi, sono le loro montagne, le Alpi. La lunga discesa li porta a Innsbruck. Per 3 chilometri la pendenza è al 16 per cento. In città preferiscono fermarsi anche se i chilometri effettuati in giornata non sono stati molti, per la precisione 78. Il primo albergo che incontrano ha una camera libera, sono le 16, domani li aspetta il passo del Brennero. Il sole ad alta quota ha ustionato i visi di Gianluigi e Silvano che si spalmano abbondante crema dopo sole. Innsbruk è il capoluogo del Tirolo Settentrionale ed è una bella e grande città di 120.000 abitanti, non mancano i negozi, i bar e i ristoranti. E’ una città austriaca pulita ed ordinata, come del resto tutte le città e i paesi in queste zone, sembra costruita appositamente perché la gente si senta a proprio agio. E’ anche una città che porta con se, orgogliosa, una lunga storia testimoniata dai suoi castelli merlati, come quello della “Bella addormentata nel bosco”, dove re e regine hanno passato la loro vita tra balli di corte, amori e tradimenti. La luna è ritornata a rischiarare il buio della notte e il sole di mezzanotte è rimasto solo un ricordo del Nord. Gianluigi e Silvano, in camera, studiano sulla cartina il percorso che affronteranno domani: 30 chilometri di salita fino a 1350 metri di altitudine.

Domenica 10 luglio. Solito temporale notturno con boati che fanno tremare i vetri. Al mattino trovano la ruota posteriore della bici di Gianluigi forata. Rapida riparazione e partenza per il passo del Brennero. Giornata con un sole accecante, quindi anche oggi si fa spreco di crema protezione totale. Usciti dalla città di Innsbruck, che si trova a 600 metri sul livello del mare, prendono la statale che inizia a salire dolcemente, il ginocchio di Gianluigi ringrazia. “Tra boschi e valli d’or”, come dice la canzone e torrenti dalle acque cristalline, si arriva al passo del Brennero, che quasi quasi non se ne accorgono. Credevano peggio! Il passo, fin dall’antichità, viene utilizzato come collegamento tra Austria e Italia. Le maestose Alpi si presentano ai nostri ciclisti in tutto il loro splendore. Le vette innevate spiccano nel cielo azzurro e il sole crea riflessi dai colori stupendi. Scendono a Bressanone dopo 96 chilometri di pedalate. I chilometri totali effettuati, ad oggi, sono 7591. Arrivano in Italia e si sentono subito a casa. Hanno attraversato tutta l’Europa con gli incitamenti degli automobilisti che li salutavano affettuosamente, qui invece li strombazzano maleducatamente chiedendo strada e facendo gestacci. Dispiace pensare che a noi Italiani manchi il rispetto per tutti coloro che, a piedi o in bici, ricercano la tranquillità dallo stress frenetico della vita. Bressanone è situata in fondovalle a circa 560 metri sul livello del mare ed è molto frequentata dai turisti sia in inverno che in estate. In inverno è famosa per tutti gli sporti che si possono praticare con gli sci e soprattutto per il suo mercatino di Natale che ogni anno attira moltissima gente, in estate invece Gianluigi e Silvano assistono all’afflusso di turisti che probabilmente vengono in questa città per praticare il trekking e l’escursionismo. Alla sera si ritrovano tutti a passeggiare nelle vie cittadine o seduti ai tavolini dei bar per l’aperitivo.

Lunedì 11 luglio. Incredibile! Dopo la bellissima giornata di ieri anche questa notte scoppia un forte temporale e un diluvio universale ma poi al mattino … un gran bel sole e la classica ruota forata, stavolta tocca a Silvano. Cambiano anche il copertone che era completamente liscio. Imboccano una ciclabile ben tenuta che li porta a Bolzano. Ciclabile lontana dal traffico, favolosa, che costeggia l’Adige. Arrivati a Bolzano, sempre con la ciclabile arrivano fino a Trento. Per la strada incontrano tanti ciclisti, anche tante ragazze, tutti li salutano, tutti rivolgono a Silvano e Gianluigi una parola. La pista è arricchita da molti posti di ristoro che puntualmente visitano effettuando numerose soste. Trento è una bella città e la raggiungono dopo aver pedalato per 114 chilometri. Prendono una pizza e poi in albergo a dormire. Gianluigi e Silvano hanno pedalato tutto il giorno sulla pista ciclabile “della Valle dell’Adige” in quanto si sviluppa proprio lungo il Fiume Adige attraversando i curatissimi vigneti e frutteti, passando accanto alle aziende agricole e a piccoli borghi rurali.

Martedì 12 luglio. Al mattino, Silvano e Gianluigi riprendono la bellissima e panoramica ciclabile, che merita di essere rifatta con tutti gli amici dell’USVS sezione ciclismo, che li porta al lago di Garda. La ciclabile è lunga complessivamente 240 chilometri, è tutta asfaltata, ricca di punti di ristoro creati appositamente per i ciclisti. Si pedala immersi in zone famose per i loro vini, per l’olio e per la frutta, protetti dal microclima particolare di cui gode il lago di Garda. Arrivano a Torri del Benaco, in provincia di Verona sulla sponda occidentale del Lago di Garda, dopo 80 chilometri e si fermano in una graziosa pensioncina. E’ presto, sono solo le 13, quindi scendono in una spiaggetta a prendere il sole e a fare un tuffo nel lago. Nel frattempo che Silvano e Gianluigi pedalano, Dino con la preziosa collaborazione di don Patrizio che ha coinvolto i ragazzi dell’oratorio e l’USVS, stanno organizzando la festa per il ritorno stabilita per venerdì prossimo. I nostri ciclisti avrebbero voglia di mangiarsi questi ultimi chilometri che li separano da casa. Dopo tanto tempo hanno voglia di dormire nei loro letti, di rivedere i figli e i nipotini, di riabbracciare le mogli, ma preferiscono aspettare e proseguire come da programma e non deludere le aspettative di tanti amici che li hanno seguiti per tutto il percorso, che hanno condiviso attraverso face book le gioie, le ansie, i problemi e le soddisfazioni di questo viaggio.

Mercoledì 13 luglio. Oggi, per rispettare la tabella di marcia, si fermano un giorno. Ne approfittano per gironzolare senza meta e fare ancora una bella nuotata. Sulla spiaggia trovano anche il tempo per oziare e prendere il sole. Il ginocchio di Gianluigi, se non viene forzato, va bene. Oggi è il giorno in cui si può fare un bilancio del viaggio e ognuno è rinchiuso nei propri pensieri. E’ anche l’ultimo giorno che passano da soli, domani Dino li raggiungerà per l’ultimo tratto di strada, per ritornare insieme, come insieme erano partiti. A letto Silvano e Gianluigi ripercorrono con la mente i momenti più difficili, ormai il freddo e l’acqua sono solo un ricordo, rimane la stanchezza stampata sui loro visi e sui loro corpi dai muscoli scolpiti, senza un filo di grasso superfluo. Ancora un giorno poi ognuno tornerà alla propria vita di sempre, alla propria famiglia, alle proprie abitudini. In fondo all’animo dei nostri amici un po’ di amarezza per non aver realizzato il viaggio come ci si era proposti, per il ritiro di Dino prima della meta, ma anche tanta gioia per aver comunque raggiunto la meta e per aver compiuto il viaggio senza incidenti, senza essersi fatti male.

Giovedì 14 luglio. Salutano i proprietari dell’albergo che sono stati tanto ospitali e ripartono. Dopo soli 5 chilometri Silvano rompe la catena della bici. Riparazione veloce e ripartono subito. Strada leggermente in discesa e quindi si pedala di lena, passano paesi conosciuti Bardolino, Lazise, Peschiera, Solferino e Castiglione delle Stiviere fino a Orzivecchi. Novità: il traffico intenso. Macchine che li superano veloci, ingorghi, soste forzate per lasciar passare le macchine che suonano indispettite. Sono 100 chilometri senza particolari difficoltà tecniche se non il traffico intenso. Li ha raggiunti Dino, che trovano in gran forma, ed ha già prenotato da dormire. Si abbracciano commossi e cenano insieme, come all’inizio, si divertono a raccontare episodi del viaggio, raccontano a Dino l’esperienza e l’emozione provata a Capo Nord. E’ bello ritrovarsi tutti e tre insieme.

Venerdì 15 luglio. Verso le 10 li raggiungono Michele e Giuseppe e ancora una volta l’emozione traspare dai visi dei nostri amici. Verso le 11 partono tutti insieme. Si fermano alle piscine di Antegnate per una sosta e poi si avvicinano lentamente a casa. Devono mantenere un’andatura lenta perché sono attesi al Villaggio per il tardo pomeriggio, fanno perfino fatica a pedalare così piano. Alle 15 sono a Ghisalba, altri amici dell’USVS gli vanno incontro ed è una festa. Alle 17 arrivano alla Madonna dei Campi di Stezzano, entrano per una preghiera di ringraziamento al santuario e poi un amico ha stappato una buona bottiglia di vino che aveva promesso prima della partenza. Ridono e scherzano dimentichi della fatica e degli sforzi fatti in questi 2 mesi e mezzo. All’entrata del Villaggio li aspettano gli amici diversamente abili con le loro biciclette e li accompagnano trionfalmente all’oratorio dove don Patrizio e i ragazzi hanno preparato un’accoglienza da eroi. Che emozione! La presenza dell’assessore allo sport Minuti ha reso tutto più ufficiale. Bergamo TV e l’Eco di Bergamo li intervistano, tutti vogliono salutarli e abbracciarli. Sono frastornati da tanto entusiasmo, no, nessuno li aveva dimenticati!. Vengono a sapere che li avevano seguiti giorno dopo giorno in tanti amici e tanta gente ora vuole sapere come è andata e come stanno.Gianluigi, come è nel suo carattere, rimane impassibile, non lascia trasparire emozioni dal viso se non delle leggere contrazioni muscolari che denotano che dentro di se, nel profondo del suo cuore, c’è tanta gioia soprattutto perché non si è fatto male nessuno e i problemi sono stati tutti risolti pedalando insieme. In mente già un altro progetto.Silvano emozionatissimo mentre abbraccia i compagni non riesce a trattenere le lacrime. I suoi amici e i parenti sono tutti lì per stargli vicino e lui si gode questi attimi di intense emozioni.Dino, voleva che la festa fosse tutta per loro due, sono loro che sono arrivati alla meta, si mette in disparte ma Silvano e Gianluigi non ci stanno. Sono partiti in tre e vogliono festeggiare in tre. Lo trascinano nel mezzo del piazzale per prendere anche lui la sua porzione di gloria. Alla sera davanti a tantissimi simpatizzanti sul palco allestito per il CRE, il presidente dell’USVS consegna un premio a Silvano, Gianluigi e a Dino, una bicicletta con un ciclista stilizzato in miniatura. L’emozione è forte, a stento trattengono le lacrime ma gli occhi si sono inumiditi a tutti e tre. Applausi e piccoli discorsi per terminare una giornata incredibile. A casa il sonno stenta ad arrivare, troppe emozioni, troppe immagini si accavallano nella mente, troppa stanchezza da smaltire. E’ stata un’ esperienza unica, un sogno realizzato e come tutti i desideri che si realizzano lasciano in corpo la voglia e il desiderio di pensare ad altre mete, ad altri sogni, ad altri percorsi. E’ quasi l’alba quando gli occhi stanchi e gonfi finalmente si chiudono in un sonno in cui si aprono altri orizzonti.
Sono pronti per ripartire ……..

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3 Commenti per BERGAMO - CAPO NORD - BERGAMO Anno 2011

  1. antonio ha scritto,

    29 aprile 2011, 20:18 #

    forza ragazzi…..
    un saluto particolare a dino.
  2. sabrina ha scritto,

    2 maggio 2011, 06:02 #

    Bellissima iniziativa. Sono anch’io un’amante della bicicletta e spero che queste “gite” aiutino a creare sempre più piste ciclabili anche da noi. Vi seguirò
    stando comoda per tutto il tragitto. Saluti a tutti e tre
  3. martinacci giovanni ha scritto,

    2 maggio 2011, 11:17 #

    Bravi …anche noi andremo sino lassù... 18 giugno 2011 da Giaveno (to). in 40 giorni ma passeremo dalla Norvegia.Anche noi siamo in tre senza alcun appoggio, con una minuscola tenda e il fornello al seguito.Il progetto si chiama “71 parallelo” e siamo con una pagina omonima su face book.Complimenti!!!!

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